Andrea, 40 anni, è partito da Mantova dopo la laurea a Venezia. All'inizio faceva il lavapiatti, poi ha lavorato per una ditta di costruzioni. Oggi si è messo in proprio, dopo avere ricostruito anche il resort di Francis Ford Coppola
“Adesso mi sono fatto tre case, ho comprato qualche lotto di terra, lavoro in infradito, faccio una vita semplice e sono felice”. Andrea Bacher, architetto mantovano 40enne, il suo paradiso l’ha trovato nel piccolo stato centroamericano del Belize, bagnato da mari cristallini e protetto da una delle barriere coralline più estese del mondo. Qui è riuscito a realizzare il suo sogno, a fare il lavoro che ha sempre desiderato, sentendosi, al contempo, valutato per quel che sa fare e non “perché conosco quel politico o quell’industriale. In Belize quel che ho l’ho guadagnato con il mio lavoro”.
E fra i progetti di cui va più orgoglioso c’è senz’altro il Turtle Inn Resort di cui è proprietario un certo Francis Ford Coppola. Adesso Andrea ha uno studio di architettura a Placencia, nel distretto di Stann Creek, e vive in una splendida casa affacciata sul mare con la compagna di origine keniota che a breve gli regalerà un figlio. Ogni tanto in Italia ci torna per trovare amici e parenti, ma non pensa proprio di farlo definitivamente: “Sono diventato cittadino beliziano e ne sono orgoglioso. Guardando l’Italia da qua mi rendo davvero conto di quanto siamo considerati zero a livello internazionale e mi viene da piangere”.
La sua storia di “cervello in fuga” inizia nel dicembre del 2000 ed è una di quelle storie dal sapore antico, di quando gli italiani salivano sulle navi a cercar fortuna in America. Lui sale su un aereo, subito dopo la laurea in architettura all’università di Venezia, e va a fare il lavapiatti nel resort di una sua conoscente mantovana. “Lavoro in cambio di vitto e alloggio e nel frattempo cerco di studiare il paese”. Una sera, sfinito al termine di una giornata di lavoro, viene invitato a bere una birra da un cliente nordamericano con cui ha fatto amicizia: “Lì il signore mi spiega che ha appena acquistato un lotto sul mare dove vuole costruire una casa – dice l’architetto –. Gli dico che sono architetto e gli faccio qualche schizzo con una matita su un tovagliolo di carta. Le mie idee gli piacciono e il giorno dopo il titolare dell’impresa che deve costruire la sua casa sul mare viene nel resort e mi chiede di lavorare per loro. Accetto, ma a condizione che prima mi facciano tornare in Italia a superare l’esame di Stato”.
Prova che Andrea supera a gennaio e a marzo è già su un aereo che lo riporta in Belize, dove inizia a lavorare per la ditta di costruzioni che l’aveva ingaggiato. Dopo neanche un anno, nel 2002, sul paese passa l’uragano Iris che devasta la costa sud: “C’è la necessità di ricostruire – spiega l’architetto mantovano – e fra i vari lavori che arrivano alla ditta in quel periodo c’è anche quello della ricostruzione del resort di Francis Ford Coppola, distrutto dall’uragano. Il regista si presenta in studio con alcuni progetti realizzati da architetti di Bali, ma gli dico che è necessario metterci mano per rendere il resort più adatto a resistere alle condizioni climatiche del posto. Mi lascia mano libera e alla fine è molto contento delle mie idee e del mio lavoro”.
Per due anni Andrea lavora alle dipendenze della società di costruzioni, poi decide di mettersi in proprio: “All’inizio è molto dura – confessa – perché qui non c’è una normativa edilizia che prevede la firma del progetto da parte di un professionista. Ma mi faccio conoscere, lavoro sodo, faccio un paio d’anni ‘da fame’ ma poi arrivano le commesse e il mio studio prende quota. Lavoro su una quantità di progetti che in Italia avrei soltanto potuto sognare. Ho realizzato vari resort, un aeroporto, diverse case e parecchi edifici pubblici. Ho progettato, da solo, più che dieci architetti in Italia”. Certo, i guadagni sono diversi. Quando era dipendente della società di costruzioni Andrea portava a casa 3 milioni e 200mila lire al mese (non c’era ancora l’euro) e oggi riesce mediamente a garantirsi un mensile che varia dai 5mila agli 8mila dollari americani. “Qui guadagno meno di quanto avrei guadagnato in Italia, se mai avessi trovato un lavoro – spiega – ma le tasse sono più che eque, il 6%, e lo stile di vita non è paragonabile. Zero stress e si dà più importanza a cose semplici.”
Nel frattempo Andrea in Belize, antica colonia inglese dove le testimonianze della cultura Maya si ritrovano in ogni angolo del paese, si è integrato alla perfezione ed è diventato corrispondente consolare per l’ambasciata italiana di Città del Messico: “L’Italia? Ogni volta che torno la trovo cambiata e mai in meglio. Il mio consiglio a chi è ancora giovane è quello di guardarsi attorno perché fuori dai nostri confini ci sono un sacco di opportunità lavorative che il nostro paese non è più in grado di offrire”.