Il ministro dell’Interno Angelino Alfano faccia luce al più presto sull’attentato incendiario alla cava Emir di Ponte Verucchio per assicurare i responsabili alla giustizia”. È la richiesta messa nero su bianco nell’interrogazione con cui i parlamentari del Pd riminese, Tiziano Arlotti ed Emma Petitti, portano a Roma l’episodio che ancora sta spargendo inquietudine nella politica locale ma non solo.
Fra giovedì e venerdì a Ponte Verucchio, nell’entroterra riminese, 10 “bombe” sono state piazzate sotto altrettanti mezzi della Emir Spa di Villa Verucchio, un’azienda specializzata nella lavorazione di materiali inerti controllata dalla Cooperativa Braccianti Riminese (Cbr), un’azienda storica del territorio. La Emir registra allo stesso tempo una piccola partecipazione dei cementisti Cmc di Ravenna, una delle imprese finite nel mirino del movimento No Tav per bloccare la realizzazione della Torino-Lione. A quanto pare, questo è stato il nesso risultato decisivo.
Le 10 “bombe” scoperte sono risultate 10 taniche di benzina ‘corrette’ con la diavolina, innescate da micce preparate con strisce di fiammiferi anti-vento. Il lavoro, sostengono gli inquirenti, è frutto di una mano non necessariamente esperta ma con ogni probabilità non nuova ad azioni di questo tipo. Il rogo ha distrutto un Ducato e un Daily, e soltanto grazie all’intervento dei vigili del fuoco di Novafeltria sono stati impediti danni e disagi maggiori. Se infatti fossero andati completamente a fuoco anche i due Dumper presi di mira ma solo scalfiti nell’attacco (basterà cambiare un paio di gomme), e se gli inneschi difettosi non avessero risparmiato due escavatori e un altro Caterpillar enorme da 400mila euro, i 12 lavoratori attualmente impegnati nella cava avrebbero perso il proprio posto.
“Cmc ecoterrorista. Solidarietà a Nico, Claudio, Chiara, Mattia e alla lotta No Tav”, è stata la ‘rivendicazione’, scritta a pennarello e ritrovata vicino ad un gabbiotto nell’area della cava, che i carabinieri della squadra rilievi del Nucleo investigativo di Rimini giudicano attendibile. Mentre i militari restano al lavoro continuando i vari interrogatori, la Procura ha aperto un’inchiesta, al momento con l’ipotesi provvisoria di danneggiamento seguito da incendio doloso, i cui atti- se non emergeranno fatti nuovi in grado di escludere la pista eversiva- verranno trasmessi alla Dda di Bologna. Una strategia investigativa già seguita nel 2009, quando si verificò il primo atto vandalico (taglio ai nastri trasportatori) nella stessa azienda con tanto di rivendicazione “No Tav” a Bologna.
Le indagini, infatti, anche questa volta non escludono nulla ma fin da subito si sono indirizzate verso le frange considerate più estreme del movimento. Il riferimento nella rivendicazione è proprio ai giovani arrestati in Val Susa lo scorso 9 dicembre (quasi in contemporanea con l’assalto a Ponte Verucchio il Riesame di Torino ha respinto le richieste delle loro difese di declassare le aggravanti di terrorismo).
“La scritta di rivendicazione- scrivono i due deputati Pd nell’interrogazione ad Alfano- fa riferimento ai quattro attivisti ‘No Tav’ arrestati in dicembre con l’accusa di aver organizzato gli attacchi del 14 maggio 2013 al cantiere di Chiomonte, per i quali nei giorni immediatamente precedenti all’attentato incendiario di Ponte Verucchio i giudici del Riesame avevano respinto la richiesta di arresti domiciliari con la motivazione che ‘è ravvisabile la finalità di terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera pubblica di rilevanza internazionale’. Nel 2009- ricordano Arlotti e Petitti- la medesima cava, allora di proprietà della ditta Sic del gruppo Cmc, era stata teatro di un altro attentato, con il danneggiamento di un nastro trasportatore, rivendicato poi a Bologna da gruppi No Tav”.
Se dunque nella cava di Ponte Verucchio Emir spa impiega oggi 12 operai, i cui posti di lavoro sarebbero “a rischio se tutti gli ordigni incendiari fossero esplosi come era nelle intenzioni degli attentatori”, nell’interrogazione i parlamentari Pd chiedono al ministro Ncd “quali iniziative intenda assumere in modo da scongiurare nuovi rischi di attentati contro le aziende e i loro lavoratori, e se non ritenga doveroso assicurare al più presto i colpevoli alla giustizia perseguendo con la massima severità i responsabili dell’ignobile atto”.