Bah, non credo che Grillo abbia voluto farmi uno scherzo. Non aveva letto bene il mio blog, nel quale era scritto chiaramente che io avevo effettivamente fatto due mandati europei. Oppure, quando lo ha scoperto ha lasciato che la cosa andasse avanti anche per permettere alla “base”, quale che sia, di intervenire. Era più o meno quello che mi aspettavo anch’io: sapevo della regola dei due mandati, ma non mi sembrava così ovvio che si applicasse automaticamente anche alle elezioni europee. Pensavo proprio di lasciare che i militanti votanti delle primarie on line decidessero sul problema: la regola dei due mandati non è la Bibbia né la Costituzione, loro l’hanno stabilita (credo) loro la possono sospendere.
E’ quello che continuo ad augurarmi anche adesso, per lo meno che nel movimento si ridiscuta questo tema. Anche perché, come ho detto nel colloquio con Liuzzi uscito sul Fatto di sabato scorso (18 gennaio), applicare rigidamente questa regola mi sembra un errore; del resto già chiaramente corretto nel caso del voto per Rodotà al Quirinale. Rodotà non è meno “riciclato” di me. Grillo mi risponde che il caso era profondamente diverso: lo capisco e non voglio esagerare la comparazione, ma il senso del richiamo rimane lo stesso. Il Movimento va alle elezioni europee per la prima volta, è logico aspettarsi almeno che ripensi questa regola. Insistervi mi sembra una autolimitazione insensata. Un po’ “razzista”, se si vuole: chiunque abbia avuto da fare con partiti e cariche istituzionali, comunque si sia comportato, è delegittimato a proporsi come candidato.
Vedo solo due possibili ragioni di applicare rigidamente la regola: la legittima scelta politica di rimanere fedeli al modello con cui si è vinto (squadra che vince non si cambia); oppure il prevalere di un generale spirito vendicativo nei confronti di chiunque abbia fatto politica finora. Entrambe queste ragioni mi sembrano comprensibili, soprattutto la prima, ma comportano il rischio di vietarsi molte scelte che potrebbero incidere nella realtà politica immediata, senza aspettare un momento di palingenesi che verrebbe con la maggioranza assoluta e il governo “tutto” di Cinque Stelle.
E’ del resto quello che sembra essere accaduto con il governo nazionale dopo le ultime elezioni: so anch’io che il Pd è poco affidabile, ma forse valeva la pena metterlo alla prova. Per esempio, per venire a un tema che sta a cuore a me come a Grillo e ai suoi, si poteva contrattare una sospensione immediata dei lavori – e delle spese – per il Tav, e così altre cose: ritiro delle missioni “di pace” all’estero, cancellazione dell’acquisto degli F-35; e simili.
Per quanto limitato, il senso della mia proposta di candidatura era anche questo; o poteva esserlo, al di là del mio caso personale che, ripeto, è del tutto marginale. Io intendevo solo usare le mie poche competenze europee, continuando la lotta per gli ideali che mi hanno mosso fino ad ora. L’idea che una parte della base dei Cinque Stelle mi respinga come un riciclato in cerca di poltrone e prebende mi deprime non solo per me, ma anzitutto per chi vede la politica solo sotto questa luce. Impiccarsi a una corda fatta di scontrini e note spese, o difendere un patrimonio elettorale tenendolo sotto il materasso senza mai impiegarlo per paura di perderlo? Se è così, grazie lo stesso.