Da Dakar ormai non passa più e da Parigi men che meno, visto che ormai la gara si svolge in Sudamerica, fra Argentina, Bolivia e Cile, con partenza da Rosario e arrivo sulla costa cilena, a Valparaìso. Ma la Dakar rimane uno dei rally più famosi e affascinanti del mondo, seguito da oltre un miliardo di telespettatori e con un impatto economico per i tre Paesi ospitanti che, per la scorsa edizione, è stato stimato in 415 milioni di dollari. L’edizione 2014, una delle più dure della storia per il caldo e per il tipo di percorso, si è conclusa domenica 19 gennaio, dopo due settimane di gara interrotte da un solo giorno di riposo, 13 tappe per un totale di 9.374 km percorsi dalle auto, 9.188 km dai camion e 8.734 km da moto e quad. Meno della metà degli equipaggi è arrivato in fondo alla gara: 204 veicoli al traguardo, di cui 78 moto, 15 quad, 61 auto e 50 camion. Per la sicurezza dei motociclisti, circa 2.000 km di gara seguivano percorsi diversi rispetto a quelli seguiti da camion e auto, ma questo non ha impedito che anche l’ultima Dakar si macchiasse di sangue, con la morte del motociclista belga Eric Palante e di due giornalisti argentini.
Durante la gara, come ogni anno, non sono mancati i gesti eroici, i duelli, gli incidenti, i fuoriprogramma e le emozioni. Ma quello che rimane alla fine è la “fredda” classifica. La categoria automobili ha visto il predominio del team X-Raid, che ha portato al traguardo tutte le 11 vetture iscritte, le Mini All4 Racing allestite sulla base della Suv Countryman in versione John Cooper Works. Per il terzo anno consecutivo, la Mini ha vinto la Dakar, con sette macchine fra le prime dieci della classifica finale, compreso l’intero podio: i tre gradini sono stati occupati rispettivamente dagli equipaggi del catalano Nani Roma (nella foto in alto, con Michel Perin), del francese Stephane Petershansel e di Nasser Al-Attiyah, originario del Qatar. La gestione autoritaria della squadra, però, ha suscitato qualche polemica, perché nelle ultime tappe il team ha bloccato le posizioni per evitare pericolose sfide fra vetture “sorelle”. Per quanto riguarda le moto, successo dello spagnolo Marc Coma su KTM; per i quad, vince il cileno Ignacio Casale su Yamaha; per i camion, primo in classifica il russo Andrey Karginov su Kamaz, ma ha sfiorato la vittoria l’olandese Gerard De Rooy su Iveco Powerstar. E a proposito di veicoli italiani, si è purtroppo conclusa all’11esima tappa l’avventura del team italiano Orobica Raid di Giulio Verzetti e Antonio Cabini sulla Fiat Panda rinominata PanDakar (nella foto in basso). Ma qualche italiano è arrivato al traguardo: i motociclisti Paolo Ceci (19esimo, Speedbrain) e Luca Viglio (76esimo, Beta), Loris Calubrini e Paolo Calabria 41esimi su camion Mercedes e una donna, Camelia Liparoti, che ha portato il tricolore al traguardo sul quad Yamaha.