Ci risiamo: buona parte dei media italiani hanno trovato un nuovo potente inattaccabile e dunque santificabile. Dopo Silvio Berlusconi, Matteo Renzi. Ovvero, dopo Berlusconi, ancora Berlusconi. O per meglio dire Berluschino. E’ normale che il Folgorato sulla Via delle Merendine faccia impazzire quasi-politologhe orfane di Fini, o pseudo-giornalisti portaborse di giovani direttori jovanottiani. Vada a loro la nostra solidarietà. E’ più inquietante che, sin d’ora, tra gli esegeti del sindaco part-time di Firenze ci siano pure firme meritevoli. L’ordine trasversale è: “Dite e scrivete che Renzi è l’uomo del fare”. Purtroppo, nella sua guerra lampo alla casta, ci sono moltissime falle. Per esempio:

– La nuova legge elettorale è una schifezzina. Più che Italicum, è un Verdinum. Nel senso che l’ha dettata quel gran genio, e quel fiorellino adorato e immacolato, di Denis Verdini. Renzi è così accecato dalla sua ambizione da non rendersi neanche conto che, così com’è, il Verdinum impone a Ncd e Lega di allearsi per forza con Berlusconi (altrimenti, con lo sbarramento all’8 percento, muoiono). Nel 2015, come scrive oggi Marco Palombi sul Fatto, una nuova vittoria di Berlusconi è dunque possibile. Vamos. Una bischerata anche il doppio turno, che scatta solo se una delle forze non raggiunge almeno il 35% e che – soprattutto – non si può applicare se nel frattempo il Senato non abolisce se stesso. Cioè il Senato. E chi è così grullo da uccidere se stesso? Perché i senatori attuali dovrebbero fare come i tacchini che festeggiano il Natale?

– Grillo sbaglia a insistere sulla incoerenza di Renzi. Per essere incoerenti devi avere idee, e Renzi ideologicamente ha le fondamenta di Peppa Pig. A lui interessa solo vincere. Quindi è normale che un giorno voglia le preferenze e l’altra no. Lui va dove tira il vento. Questo dato è notorio e dunque irrilevante: dire che Renzi è incoerente è come dire che Boccia è Boccia. Il “Verdinum” mantiene però le storture del Porcellum bocciate dalla Consulta: premio di maggioranza e soprattutto listini bloccati (più corti, ma comunque presenti). Le Finocchiaro e i Violante devono stare zitti, perché pure loro non volevano le preferenze, ma rimane un dato di fatto: anche Renzi agisce affinché pure il prossimo Parlamento sia popolato da nominati.

– Renzi si difende: “Noi faremo le Primarie”. Bene, ma è un palliativo. E il centrodestra, le Primarie, non le farà. Quindi avremo ancora droidi berluscones e pizzettare a Camera o Senato. Anche e soprattutto per colpa di Renzi. Daje.

– Renzi usa l’investitura plebiscitaria avuta alle Primarie come una clava: “Mi hanno votato a milioni, dunque oggi chi vota contro me vota contro quei milioni”. Ma non dire bischerate, caro Matteo Peppo Pig. Dai. Chi ti ha votato, lo ha fatto solo perché vuole vincere. Prova a chiedere, oggi, cosa pensano molti di quegli elettori del tuo incontro con Berlusconi sotto la foto del Che o del “Verdinum”. Consultala, se hai il coraggio, la base. Ti inseguirebbe coi forconi.

I toni usati ieri da Renzi sono quasi da podestà fascista: o fate come me, o salta tutto. Complimenti al Pd: per anni l’ha menata con la storia del partito non personalistico, e ora – pur di vincere almeno una volta nella vita – si è consegnato mani e piedi a uno con le idee così poco chiare da avere pure sbagliato iscrizione alle Primarie (voleva partecipare a quelle del centrodestra, ma si è confuso. Come la Madia quando ha sbagliato ministero).

– Al momento il Pd china il capo e obbedisce, ma il redde rationem è vicino. Ieri, intanto, gli interventi migliori sono stati quelli di Cuperlo e Civati.

Grillo ironizza sul “Pregiudicatellum”, ma c’è poco da ridere. Sono stati anche i 5 Stelle a consegnare Renzi all’abbraccio di Berlusconi (ed entrambi non aspettavano altro). A quel tavolo ci si doveva sedere Nicola Morra, mica Berlusconi. Occasione persa, errore grave. Renzi ha fatto bene a incontrare Berlusconi, non aveva alternative e in fondo Berlusconi è il suo maestro. Naturale, per lui, provare “profonda sintonia” col Caimano. Non si piace mai ai Lele Mora e Briatore senza motivo. L’idea di riforma del Titolo V della Costituzione è buona, azzerare il Senato per tramutarlo in un melting pot di consiglieri regionali è una castroneria letta forse su Topolino (una delle letture fondanti di Renzi, insieme ai testi dei Righeira). Molto meglio lasciare Camera e Senato, però dimezzandole. Il punto, però, è un altro. Renzi ha riesumato Berlusconi, proprio come D’Alema con la Bicamerale. Per essere un rottamatore, è invero un po’ fantozziano (o peggio in malafede). La cosiddetta Terza Repubblica, grazie a Renzi, ha per padre fondatore un pregiudicato. Ieri Piero Calamandrei, oggi Silvio Berlusconi: che gran bella evoluzione. 

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