D'Attorre: "Presenteremo emendamenti all'Italicum. In commissione nessuno ha difeso le liste bloccate, solo Forza Italia". Quagliariello: "Rischio incostituzionalità". I Cinque Stelle: "La legge dell'accordo Renzi-Berlusconi è peggio della legge Acerbo"
Finché a votare è la direzione nazionale del Pd e finché si tratta di parlare con Silvio Berlusconi tutto va liscio. Il problema a questo punto è il Parlamento. “Dettaglio” che forse Matteo Renzi aveva presente. Ma la realtà è ancora più complicata. Giusto il tempo di arrivare in commissione Affari Costituzionali e l’Italicum del segretario del Pd è già nel mirino degli emendamenti della stessa sinistra del partito contro le liste bloccate che potrebbero portare a un nuovo Parlamento di nominati. Alfredo D’Attorre – che negli ultimi giorni ha marcato a uomo il sindaco di Firenze – annuncia che presenterà proposte di modifica per cancellare i listini, sia pure più corti del Porcellum: “Non li vuole nessuno – aggiunge – E alla fine anche Renzi sarà chiamato a far prevalere la sintonia con il nostro popolo rispetto alla sintonia con Berlusconi: la nostra linea prevarrà in tutto il Pd”. Il deputato bersaniano racconta che nel dibattito in commissione è emersa una volontà trasversale di cancellare le liste bloccate: “Lo abbiamo detto io, la Bindi e altri Pd, ma anche colleghi di tutti gli altri partiti, tranne Forza Italia“. E non è un racconto di parte perché lo stesso aveva riferito Danilo Toninelli (Cinque Stelle): “Terminata discussione in Commissione – ha scritto su facebook – Nessuno appoggia la porcata dei due pregiudicati Renzi e Berlusconi“.
Il fronte interno del Pd contro le liste bloccate
Il fronte nel Pd è più largo di quanto si pensi. Doris Lo Moro, ex magistrato che le primarie per la candidatura in Parlamento la scorsa le ha fatto e superate, “Nella proposta di Renzi ci sono dei limiti da superare – dice la senatrice calabrese – La percentuale del 35% è troppo bassa e, per un verso, non ha i requisiti della ragionevolezza richiesti” dalla Consulta. Inoltre, aggiunge Lo Moro, “la previsione di liste bloccate più corte non risponde al bisogno (politico) che il cittadino si senta (e sia) partecipe della scelta dei parlamentari da eleggere”. La Lo Moro, membro della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, è relatrice di una legge elettorale depositata che prevedeva il premio di maggioranza per la coalizione che superasse il 40% e il secondo turno i ballottaggio, con liste corte e preferenze: “Ma non trovo inaccettabile che una proposta presentata come immodificabile”. Danilo Leva, ex responsabile Giustizia nel Pd, spiega: “Bisogna vedere se in Parlamento c’è una maggioranza ampia” su questo “che non snaturi l’accordo”. Ma le preferenze, aggiunge, non sono l’unico modo per evitare le liste bloccate.
I deputati della sinistra Pd si sono riuniti a Montecitorio e la richiesta emersa è che bisogna verificare se quello stretto da Renzi è un accordo davvero largo o limitato solamente a Forza Italia. “Il punto – sottolinea Andrea Giorgis, componente democratico della prima commissione – è che questa mattina in commissione ci sono stati diversi interventi critici come quelli di Scelta Civica e Sel”. “Bisogna verificare – sottolinea Daniele Marantelli – se sull’accordo c’è una maggioranza larga perché in commissione in diversi, a partire da Sc hanno posto questioni di merito”. E’ chiaro che se così non fosse si aprirebbe la possibilità di modificarlo e di cercare su questo maggioranze in Parlamento. Ma Matteo Orfini si smarca: “Sono contrario a emendamenti di corrente. O il Pd insieme decide di correggere il modello di riforma elettorale o io non propongo nè sostengo emendamenti che non sono la linea uscita dal partito”.
Quagliariello: “Rischio di cadere in aspetti di incostituzionalità”
A questo si aggiunge il ragionamento del ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello (Nuovo Centrodestra): “Lo schema è giusto, perché rispetta il bipolarismo e introduce il doppio turno di coalizione. Ma attenzione all’impianto della legge: il rischio è ricadere negli stessi problemi che hanno portato la legge precedente a essere bocciata per incostituzionalità” in particolare sul premio di maggioranza e sulle liste bloccate. Quanto alle preferenze, Quagliariello rileva che “sono previste per tutte le altre elezioni” per gli enti locali e le europee, dunque “non si capisce perché solo per il Parlamento si rischiano le infiltrazioni criminali”. Inoltre, le liste bloccate “rischiano di essere una ‘fiction’, una finzione, perché se un partito prende 100 seggi si aggiudica circa un eletto per collegio, il primo in lista, e gli altri diventano candidati ornamentali”.
Emendamenti fino al 24, domani arriva il testo base
La commissione adotterà domani (21 gennaio) il testo base sulla riforma della legge elettorale. Il relatore è lo stesso presidente di commissione Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). “L’impianto sarà quello dell’accordo Renzi-Berlusconi – ha confermato lo stesso Sisto – ma si tratterà di calibrarlo con le criticità emerse in commissione durante la discussione generale ma anche dalle audizioni di esperti”. Il termine ultimo per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per venerdì 24.
Emendamenti M5s: “Per trasformarla nella nostra proposta”
Ma la notizia del giorno è che i deputati dei Cinque Stelle entrano finalmente nel dibattito sulla riforma elettorale dopo aver rifiutato qualsiasi trattativa extraparlamentare con Matteo Renzi. Nell’attesa del voto in Rete della proposta di legge elettorale ufficiale del Movimento, i deputati M5S presenteranno in commissione alla Camera una serie di emendamenti all’Italicum. Gli emendamenti, spiegano i membri 5 Stelle della commissione, rispecchieranno “la proposta di legge sul modello svizzero spagnolo che abbiamo già depositato” e firmato da Toninelli. In particolare, spiega la capogruppo in commissione Fabiana Dadone, il M5S chiederà di introdurre un meccanismo di “preferenza sia positiva che negativa”.
Campanella: “Voto sul web per trattare con altri partiti”. Di Battista: “No, è un suicidio”
Dentro il Movimento nel frattempo qualcuno cerca di far decollare un dibattito nel merito. Prima Lorenzo Battista ha parlato di “occasione persa”, poi Francesco Campanella ha proposto di sottoporre a un voto sul web per avere un mandato per trattare con le altre forze politiche. Ma ai senatori – non nuovi a posizioni “alternative” a quelle ufficiali – risponde Alessandro Di Battista. “Intransigenza”: è la parola d’ordine che si dà il M5s in questi giorni e che riassume in un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo. “È ovvio che a volte un compromesso sia necessario e l’intransigenza assoluta sia bieca superficialità. È indubbio, lo capisce anche un bambino, ma lo stesso bambino capirebbe che, nello stato attuale, in un Paese così, il compromesso è un suicidio“. E in questo confronto si inserisce il senatore del Pd Francesco Russo: “Forse non ci crederai – dice rivolto a Di Battista – ma voglio svelarti un segreto: ci battiamo per gli stessi ideali. Anche se sono un senatore del Pd e non del M5S. Con una piccola/grande differenza: io, al contrario di te, accetto il confronto con tutti. Perché è così che funziona la democrazia”.
Toninelli (M5s): “L’Italicum è peggio della legge Acerbo”
“L’Italicum è peggio della legge Acerbo, la legge elettorale del Duce”. Lo affermano i deputati M5S membri della commissione Affari costituzionali della Camera. “Faremo una battaglia durissima contro questa nuova porcata”, afferma Danilo Toninelli. “Sono trascorsi 91 anni da quel lontano 1923, quando Mussolini, a capo di una maggioranza in cui erano presenti gli antesignani di Renzi, i popolari, propose una riforma elettorale – spiega Toninelli – Si trattava di un sistema proporzionale per liste, con premio di maggioranza, dove alla lista più votata, che raggiungeva almeno il 25% dei voti, sarebbe andato un premio di maggioranza. Oggi Renzi, in profonda sintonia con Berlusconi, fa peggio dello stesso Mussolini che aveva sì previsto una soglia bassissima per il premio, ovvero il 25%, ma che si era guardato bene dall’inserire il doppio turno, voluto invece da Renzi e che rende la sua proposta addirittura peggio di quella del Duce. Con la proposta renziana infatti un qualsiasi partito, anche col 20% dei consensi, può vincere la maggioranza e governare, basta che abbia un solo voto in più degli altri al secondo turno”.