L'affare era fatto, poi i tifosi si sono messi di traverso e il presidente indonesiano, con tempistiche tutte da discutere, ha bloccato tutto. E sulla graticola finiscono i dirigenti di Moratti
Dall’estate del 1967 (in cui un’intera isola scende in piazza per fermare il trasferimento di Gigi Riva dal Cagliari all’Inter) all’inverno 2014 in cui i tifosi interisti si scatenano sui social network per bloccare il passaggio di Guarin alla Juventus in cambio di Vucinic. Dal valore simbolico di Gigi Riva a quello di Freddy Guarin, quasi cinquant’anni dopo la storia si ripete uguale e diversa, e come diceva Marx la seconda volta la tragedia si ripropone sempre come farsa. Perché ridicola è stata la gestione tecnica e mediatica dell’affare, da entrambe le parti, e bene hanno fatto i tifosi a prendersi beffa di entrambe le dirigenze sui social network, arrivando infine ieri sera a fare in modo che lo scambio tra il centrocampista colombiano e l’attaccante montenegrino fosse bloccato.
Lo annuncia poco dopo le 18 l’Inter sul suo sito ufficiale, nemmeno mezz’ora e arriva il comunicato della Juve che definisce “sconcertante” la mancata chiusura dell’affare. Una precisazione tecnica. Guarin a Torino sarebbe andato a fare la riserva del trio delle meraviglie Pirlo–Vidal–Pogba, e Vucinic a Milano avrebbe giocato titolare: ci poteva stare lo scambio alla pari. Ma il calcio trascende ogni valutazione tecnica. Troppo recenti sono le scottature nerazzurre per gli scambi con il Milan di Seedorf per Coco e Pirlo per Giuly. Per non parlare di quelli sull’asse Milano-Torino, da “Bonimba” Boninsegna per Anastasi fino a Cannavaro, futuro capitano della nazionale campione del mondo, scambiato con l’oscuro portiere uruguagio Carini.
Take Our PollE allora i tifosi nerazzurri si impuntano. Con il mercato bloccato e il nuovo presidente come Thohir che pare intenzionato a non sganciare una lira, Guarin che è l’unico giocatore della rosa dell’Inter che ha un valore di scambio accettabile (anche se sul suo valore d’uso, ritornando a Marx, si potrebbe discutere) e loro sono disposti a vederlo partire per ogni lido esclusa la Torino bianconera. E così lunedì, appena lo scambio è annunciato in chiusura, i social network esplodono. Dai tifosi celebri o presunti tali che attaccano la società nerazzurra, prendendosela con i dirigenti Branca e Ausilio o con il nuovo presidente Thohir, fino a quelli delle altre squadre che sotto l’hashtag #GuarinVucinic propongono ai malcapitati interisti scambi impensabili: un monolocale per una villa, un’utilitaria per una macchina da corsa, una suocera per una modella. Televisioni e giornali generalisti cominciano a occuparsi della vicenda, i nomi del colombiano e del montenegrino escono dai discorsi da bar e fanno capolino nelle trasmissioni più impensabili, il loro valore diventa simbolico.
La dirigenza interista si sente alla strette. Nella mattinata di martedì si capisce che lo scambio può saltare, la trattativa continua per tutta la giornata e i social network si infiammano ancora di più. In serata arriva il comunicato nerazzurro. “Il presidente Thohir, dopo essersi confrontato con Massimo Moratti, suo figlio Angelomario e con i dirigenti della società, ha ritenuto che non sussistessero le condizioni, tecniche ed economiche, per il raggiungimento dell’accordo”. Per la prima volta fa capolino il nome del nuovo presidente indonesiano nella trattativa, sarebbe lui ad avere bloccato l’affare con due giorni di ritardo. Forse è colpa del fuso orario. Poi il comunicato juventino, che definisce “sconcertante” la vicenda. Intanto i tifosi della Curva Nord interista prendono d’assalto la sede, e espongono uno striscione che chiede di espellere “le mele marce dalla società”.
Oramai è notte a Milano quando parla il dg Fassone, che tra le motivazioni della rinuncia allo scambio, oltre a quelle “tecniche ed economiche” inserisce anche quelle “di natura ambientale”. Parole curiose quelle di Fassone. Lo scambio dal punto di vista tecnico ed economico ci poteva anche stare, e la società nerazzurra ne ha discusso con la Juventus per almeno 48 ore, senza che emergessero divergenze su prezzo o modalità. E allora si torna “all’ambiente”. Una società che dovrebbe essere tra le più importanti d’Europa si fa condizionare nelle operazioni di mercato dai social network? Sarebbe curioso. E allora forse l’ambiente cui si riferisce Fassone è quello tutto interno alla società nerazzurra, dove due presidenti dimezzati non riescono a farne uno e la squadra ne risente. E dove qualche dirigente o approfitta del vuoto per perseguire interessi personali o, più probabilmente, non sa dove andare a sbattere la testa. Sapeva Thohir della trattativa, o lo hanno informato a cose quasi fatte? Quello che è necessario ora da parte sua è un segnale chiaro, deve dimostrare di essere in grado di gestire una società di calcio, in prima persona o delegando a qualcuno di sua fiducia, magari cominciando da un repulisti dirigenziale. Per evitare che la sua nuova Inter sia seppellita da una risata prima ancora di prendere forma.