Vivo a Vancouver da lunedì 11 agosto 1997 e la prima cosa che ho pensato dopo aver letto il post di Matteo Cavezzali è stata: “ma-che-diavolo-ne-sai-tu-di-
Poi, con calma, ho acceso il computer ed ho iniziato a scrivere.
Noi italiani in esilio non non siamo siamo né cervelli in fuga né giovani particolarmente talentuosi. Noi siamo gente normale che vorrebbe avere una vita normale in un paese normale.
Normale è un paese dove le tasse non cambiano nome ogni 5 giorni, normale è una paese in cui all’ufficio postale non vendono pentole, normale è un paese in cui i pregiudicati non fanno riforme costituzionali.
Noi, è vero, sappiamo tutto di Silvio, lo sappiamo perché dobbiamo difenderci da risolini e battutine dei nostri concittadini e lo sappiamo perché Silvio fa notizia anche da noi.
E’ vero, provo un piacere sottile nel vedervi fare la fila alle poste, litigare al semaforo e nel vedervi sommersi di carte, scartoffie e timbri. E’ una sensazione che provo “non perché sia un dolce piacere il tormento di qualcuno, ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia privo” (Lucrezio, Libro 2, vv. 1-61)
Secondo Cavezzali noi:
1. Giriamo solo con altri italiani. Non è vero, non avremmo mai imparato la lingua del posto.
2. Sappiamo tutto dell’Italia. E’ vero, ci informiamo su internet che è un tantino più libera del Tg4.
3. Abbiamo freddo. Vi informo che ormai siamo non solo a Londra o a Vancouver ma anche in Messico e in Costa Rica.
4. Mangiamo da schifo. In Italia nessuno mangia wurstel, pesce affumicato, orsetti gommosi e patate fritte?
5. Facciamo lavori che in Italia non avremmo mai fatto. E’ vero, nell’estate del 1986 non sono andato in vacanza, ho pulito i cessi di un fast food di King’s Cross a Londra per imparare l’inglese. L’ho fatto con la speranza di un futuro migliore, futuro che è puntualmente arrivato. Pulire i cessi di Londra, vi assicuro, è cosa ben diversa dal pulirli a San Lazzaro di Savena.
6. Freghiamo. Guarda, caro il mio Cavezzali, l’Italia e’ il paradiso dei ladri. Quasi tre gradi di giudizio, prescrizione breve, processo lungo, decreti svuota-carceri, amnistia, indulto, condono ed indulgenze parziali, plenarie con annesse benedizioni urbi et orbi. Se avessimo voluto delinquere impunemente (o impunemente peccare) saremmo rimasti da quelle parti.
7. Non possiamo tornare in Italia senza un senso di fastidio. E’ vero esattamente il contrario. Quando torniamo in Italia (lo faccio ogni anno) ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati all’estero. Mangiamo, beviamo e visitiamo le città d’arte. Poi vi lasciamo in fila alle poste, con l’Imu, la Tasi, la Tarsu, la Ius e la Service Tax da pagare, con servizi pubblici da terzo mondo, scuole sgarrupate e le antenne arrugginite di Marconi sui tetti mentre sui giornali si discute da 9 anni del sistema elettorale inglese, israeliano, tedesco ed ora spagnolo corretto alla francese in salsa pregiudicata con 3 sbarramenti, coalizioni, doppio turno e listini bloccati.
Prima di salutarvi auspico che usciate dall’euro (la causa di tutti i mali) prima della prossima estate: con le bungalire le nostre vacanze in Italia costeranno molto meno.
Saluti dal Canada felix.