I lavori delle Commissioni e delle Giunte parlamentari non permettono ai cittadini di essere pienamente informati sull’attività e sulle scelte politiche che in quelle sedi vengono compiute. A sollevare il tema è Openpolis che lancia in rete la campagna #Parlamentocasadivetro che verrà presentata lunedì prossimo a Roma nella sala Aldo Moro di Montecitorio.
Una proposta articolata, messa nero su bianco per rendere più trasparenti i passaggi chiave del lavoro legislativo, laddove prendono forma i provvedimenti normativi e vengono siglate le intese (spesso lontano da occhi indiscreti) e dove si predispongono i testi da inviare in Aula per la votazione finale.
“Il cuore dell’attività legislativa è opaco – ha scritto nei mesi scorsi Vittorio Alvino, fondatore di Openpolis, in una lettera inviata ai Presidenti di Senato e Camera – e ciò non può che incrinare il rapporto di fiducia tra rappresentante e rappresentato. Porvi rimedio è un atto dovuto, da realizzare prima possibile in questa legislatura”.
Come? Con resoconti parlamentari integrali e, soprattutto, con l’adozione di procedure parlamentari di voto elettronico. L’obiettivo è realizzare quella richiesta di “habeas data” che viene dal basso e che si è fatta cifra di democrazia e competitività. Libertà attiva, la definiva già nei primi anni ’80, Vittorio Frosini, pioniere dell’informatica giuridica italiana. La pubblicità dei lavori ordinari delle Commissioni, ad esempio, è limitata fino ad oggi ai soli resoconti sommari, a quelli, cioè, per riassunto, resi noti dopo la seduta, senza alcuna rendicontazione pubblica delle presenze dei componenti della Commissione e soprattutto dei voti espressi.
Mancano, dunque, le informazioni di base per poter seguire e verificare l’esercizio della rappresentanza nei momenti deliberativi, quando i deputati effettivamente contribuiscono alla formazione dei provvedimenti normativi. Secondo Openpolis, accedere ed acquisire tempestivamente la documentazione che “traccia” l’attività dagli eletti nelle istituzioni, è fondamentale per capire come venga interpretata la delega democratica da parte dei decisori.
E’ l’articolo 64 della Costituzione, d’altronde, a stabilire che le sedute parlamentari siano “pubbliche”, senza distinzioni di sorta Assemblea e altri organi parlamentari. Nel Regolamento della Camera dei Deputati, invece, il principio di pubblicità delle sedute viene ristretto alla sola Assemblea, lasciando fuori proprio Commissioni e Giunte, delle quali, si ha notizia attraverso gli scarni resoconti sommari (Regolamento della Camera dei deputati, Capo XII, articolo 65).
Il prerequisito della trasparenza e del controllo sul processo decisionale pubblico non possono poi prescindere dal voto elettronico. “E’ una questione centrale”, afferma Alvino. “Sia alla Camera che al Senato si procede alle votazioni per alzata di mano, senza la possibilità di avere una documentazione pubblica su come si comportano i nostri rappresentanti al momento del voto. Con il voto elettronico, tutto questo cambierebbe. #ParlamentoCasadiVetro propone, tra l’altro, la modifica dell’articolo 49 1-quater del Regolamento della Camera per estendere il voto nominale elettronico anche alle votazioni sui singoli articoli, non riservandolo più – come è oggi – alle sole votazioni finali in Aula e adottando così una procedura unica valida anche per le Commissioni”.
Proposte concrete per creare quel circuito di “disponibilità di informazioni” senza le quali il processo democratico stesso stenta ad avviarsi.