La settimana scorsa sono venuti a trovarci a Radio Deejay i ragazzi di Collettivo Zero. Probabilmente avete visto uno dei loro video della serie Giovane sì, #coglioneno. Sono tre filmati in difesa del pagamento dei lavori creativi. L’idea – semplice e geniale – è: direste al vostro idraulico “per questo progetto non c’è budget”, dopo che vi ha riparato la tazza in bagno?

Erano sinceramente stupiti dal numero delle visualizzazioni: più di un milione.

Ma la cosa che li aveva ancor più impressionati era la mole di messaggi di idraulici, antennisti e giardinieri che raccontavano, a loro volta, di non essere stati pagati. Abbiamo chiesto ai nostri ascoltatori di raccontarci se gli era capitato di avere problemi con i pagamenti e qual era la scusa che il loro datore di lavoro aveva usato per non retribuirli. Ne è venuto fuori un quadro drammatico e sconsolante.

Sia chiaro: non si parla di quelle imprese (generalmente medio piccole) che strozzate dalla crisi, da fornitori insolventi, da meccanismi burocratici pachidermici, dalla concorrenza (spesso sleale) di chi produce lo stesso bene a costi ridotti in paesi dove lo sfruttamento del lavoro e l’assenza di ogni tutela del lavoratore non fanno neanche più notizia, non riescono a pagare i loro operai. Non si parla di imprenditori che si sono tolti la vita per la vergogna di non poter dare lo stipendio ai loro impiegati. Gente che condivide – anche economicamente – il disagio dei propri collaboratori.

Si parla di chi – forte della sua posizione – con arroganza, fieramente direi, prova quasi piacere nell’umiliazione del prossimo.

Eccovi qualche esempio:

“Abbiamo perso il tuo codice IBAN”. Son tre anni che lavoro per voi…

“Questo mese va così”. Così come?

“Io non prendo soldi da marzo dell’anno scorso. Sono tecnico audio e sono rovinato. Mi sono sentito dire dopo un lavoro: ‘Vabbe’ non ti posso pagare, ma piuttosto che stare a casa che poi ti abbrutisci sul divano… Invece vieni qui, ti dai un po’ da fare…'”.

“Un mio amico, finito il lavoro per un sacerdote, presenta il conto di 3000 euro e si sente rispondere: ‘Tutto il tuo lavoro sarà apprezzato da Dio e dalla Madonna’. Dio e la Madonna firmano fidejussioni?”.

“Fino a poco tempo fa avevo due lavori part time in due negozi vicini. Mattina e pomeriggio. Quello della mattina non mi pagava: “Vabbe’ tanto te pagano della’, no?”.

“A me non hanno pagato un lavoro di 10mila euro dicendomi: ‘Mi dispiace sono rimasto solo con 400 mila euro sul conto’”.

Fino al più violento di tutti: “Non ho i soldi… denunciami pure“.

Ben sapendo che chi hai di fronte – se non lo paghi – difficilmente avrà i soldi per pagarsi un avvocato. Senza contare i tempi biblici della giustizia italiana.

Ma i sindacati dove sono? Che fanno? Chi tutela i lavoratori? Perché devono subire questa umiliazione?

Chi punirà l’arroganza di chi, come un vecchio feudatario, dispone della vita degli altri approfittando della fame di lavoro?

Qual è la giusta pena per chi uccide la dignità degli altri?

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