Con la sua solita aria pacata e un esibito basso profilo, Enrico Letta tira pesanti bordate a Matteo Renzi. Che vanno a colpire soprattutto il rapporto del segretario Pd con Silvio Berlusconi, fondamentale per portare a casa almeno il successo sulla legge elettorale, sul quale il sindaco di Firenze si gioca molto, se non tutto. “E’ ora di affrontare le regole per il conflitto di interessi, gli italiani le aspettano da tanti tempo e ora l’affronteremo”, afferma il presidente del Consiglio a Otto e mezzo. Il tema “sarà uno dei punti su cui discuteremo nelle prossime settimane. Vorrei entrare nel vivo di questioni legate al trionfo della legalità, ci sono troppi conflitti nel paese”. Da vent’anni a questa parte, però, poche cose irrigidiscono il Cavaliere come l’idea di una nuova normativa su questa materia.
Così come non aiuta il fatto che in tema di legge elettorale Enrico Letta si dica un “sostenitore” della riforma proposta da Renzi, salvo aggiungere: “Alcuni aspetti possono essere modificati. Io ad esempio credo che i cittadini debbano essere resi più partecipi nella scelta dei candidati”. Che però è il punto critico di tutto l’impianto, e solo due giorni fa Renzi ha spiegato che è stato proprio Berlusconi a insistere perché non ci fossero.
Allo stesso tempo, Matteo Renzi lo ribadisce a metà tra l’avvertimento e il mantra. Se cade il pacchetto delle riforme, cade anche il governo e finisce la legislatura. “Qualche franco tiratore ci sarà – dice Renzi al Tg3 – ma se faranno fallire la riforma elettorale senza metterci la faccia, dopo quello che è accaduto per l’elezione del presidente della Repubblica, allora la strada della legislatura sarà in salita, non affosseranno la legge elettorale ma legislatura”. Ma resta il tema degli emendamenti in preparazione nell’area della sinistra del Pd. “Le modifiche sono possibili in Parlamento se tutti sono d’accordo, se no si ricomincia da capo – aggiunge il segretario del Pd – Gli emendamenti saranno discussi dentro il gruppo, alcuni li condivido ma nessuno può farsi la sua legge elettorale, vanno condivisi da Fi fino a Ncd”. Quanto ad emendamenti di minoranza, “non è che – precisa Renzi – non accetto io ma non sia una scusa per far saltare tutto il pacchetto, che prevede l’eliminazione del Senato, la riforma del titolo V, principi che non possono essere messi in discussione da forze che hanno lo 0,01. E’ l’ultima chiamata per la dignità del Parlamento”.
La risposta di Letta è mimetizzata in una serie di petizioni di principio concilianti. “Con Renzi – ha detto a Otto e mezzo – c’è una normale dialettica politica”. Nessun problema, dunque, è solo che “ognuno ha il suo carattere e, come gli italiani hanno capito, noi siamo molto diversi. Lui ha una grande forza nell’interpretare il suo ruolo ed io penso possa essere indirizzata in positivo, il Paese non ha bisogno di diatribe”. Renzi stila l’elenco dei fallimenti? Letta non si scompone e assicura che il suo governo avrà “altri mesi davanti a sé perché sono assolutamente determinato a proseguire l’opera di risanamento del paese e a lottare contro la disoccupazione. Io credo che 40 mila italiani si ricorderanno di noi: 20 mila over 50 e 20mila sotto i 30 che hanno trovato lavoro grazie ai nostri incentivi. Questo mi interessa: le persone in carne e ossa”. Insomma Letta ha piena fiducia nel segretario del suo partito: “Oggi ha confermato, ed io mi fido dei suoi impegni pubblici, il suo impegno a lavorare insieme in questo anno”. Poi, buttate lì con nonchalance, le cannonate contro Renzusconi.