Non era un marchio legato all’infanzia? Se lo saranno chiesto i primi assaggiatori della Hello Kitty beer. Sarà anche solo leggermente alcolica ma è pur sempre una birra e il fatto che sia commercializzata attraverso uno dei pupazzi più amati dai bambini ha già sollevato qualche polemica. Hello Kitty, ideata nel 1974 dalla designer Yuko Shimizu, è sicuramente il più famoso dei personaggi prodotti dall’azienda giapponese Sanrio.

La gattina dalla faccia tonda con il fiocco rosso sull’orecchio sinistro quest’anno compie 40 anni. Un’occasione da festeggiare con un simbolico brindisi: l’ultima arrivata fra i prodotti marcati Hello Kitty – gadget, cartoni animati, videogiochi, per un fatturato pari a un miliardo di dollari all’anno – è una bionda aromatizzata alla frutta in sei diversi gusti fra i quali lime, banana, pesca e frutto della passione, e con un grado alcolico piuttosto basso (oscilla fra i 2 e i 2,8 gradi). Pare sia “assurdamente dolce e saporita”, stando a chi l’ha già bevuta, tanto da ricordare soltanto nel retrogusto che si tratti di una birra.

Venduta prima solo a Taiwan e di recente sbarcata anche in Cina, per il momento rimarrà all’interno del mercato asiatico, tanto più che le birre al gusto di frutta generalmente non sono molto apprezzate in Europa e negli Usa. Tutto il contrario rispetto all’Oriente, dove la Hello Kitty beer è stata bene accolta, almeno tanto quanto gli altri gadget con il logo della famosa gattina. Una lunghissima lista, che comprende prodotti di cartoleria, indumenti, asciugamani e persino elettrodomestici.

La testimonial della birra fruttata, comunque, non potrebbe bere la bevanda che pubblicizza. Perché? Semplice: Hello Kitty non ha la bocca. Una sorta di leggenda dice che il pupazzo sia stato disegnato da una bambina muta, mentre una delle disegnatrici qualche anno fa ha spiegato in un’intervista il motivo della scelta: “in questo modo chi guarda la gattina può proiettare in lei i propri sentimenti, sembra felice quando la gente è felice, sembra triste quando la gente è triste”.

www.puntarellarossa.it

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Negli Stati Uniti nasce il supermercato del cibo scaduto

next
Articolo Successivo

Xfood, a Brindisi da fine febbraio il ristorante gestito da ragazzi disabili

next