Il boom dei Cinque Stelle nei quartieri popolari, la moltiplicazione di liste civiche e da ultimo la difficoltà del Pd a trovare un candidato: la culla del Pci per la prima volta potrebbe scegliere il sindaco solo al secondo turno
Tutti lo pensano, qualcuno lo sussurra, per il Pd aleggia come uno spettro: a Livorno il rischio è che le amministrative si decidano al ballottaggio. Nella città che vide la nascita del Pci (il 21 gennaio di 93 anni fa) l’egemonia rossa che ha resistito fino all’ultimo periodo dei Ds è ormai uno sbiadito ricordo: non c’è nemmeno più un ministro come Mariastella Gelmini a ricordare la storia ai livornesi. La frammentazione del centrosinistra, la proliferazione di liste civiche e il recente boom grillino potrebbero togliere voti al Pd e costringerlo al secondo turno. Con tutte le incognite del caso. Da capire se il centrodestra saprà approfittarne: negli ultimi 5 anni si è assistito a una guerra intestina senza esclusione di colpi e ancora oggi il gruppo consiliare è spaccato in tre tronconi. “Vogliamo portare il Pd al ballottaggio” dichiara il segretario provinciale del Pdl-Forza Italia Paolo Barabino. E le voci di un’eventuale candidatura di Altero Matteoli non sono mai tramontate.
Nel 2009 il sindaco Alessandro Cosimi evitò il second turno elettorale con Marco Taradash del Pdl grazie al 51,4% dei voti (furono il 55% nel 2004) e l’appoggio di Idv, Sel e la lista civica Livorno città aperta, vicina alle posizioni dell’Arci. Il flop del Pd alle ultime politiche (39% in città contro il 27% dei grillini) suona come un campanello d’allarme. Il segretario del Pd Jari De Filicaia, cuperliano di ferro, frena (“se si raffrontano i dati del 2013 con le amministrative del 2009 il Pd guadagna più di mille voti”) e minimizza: “I tempi sono cambiati, il ballottaggio non sarebbe la fine del mondo e non potrebbe essere interpretato come una sconfitta”.
I tempi sono cambiati davvero: l’ex “partitone” non riesce più a sfondare nei quartieri popolari e tra le fasce sociali più deboli. Senza contare che alle primarie dello scorso 8 dicembre il 70% dei votanti ha incoronato Matteo Renzi: soltanto un anno prima i sostenitori del sindaco fiorentino avevano ricevuto una sonora sconfitta a opera del fronte bersaniano. Nonostante ciò la maggioranza dell’assemblea locale del Pd è ancora in mano per il 67% ai cuperliani. Sul fronte del candidato sindaco (l’obiettivo è allestire primarie di coalizione) il Pd finalmente ha trovato qualcuno che ha detto sì: Marco Ruggeri, 40 anni, capogruppo democratico in Regione, ex segretario della Federazione livornese, turnista allo stabilimento Eni di Stagno, a nord della città. L’unico sfidante al momento è il ricercatore dell’Università di Lisbona Luca Bussotti. Un quadro completato a fatica: nessuno, fino a una decina di giorni dalla scadenza dei termini per la raccolta firme a sostegno delle candidature, sembrava aver voglia di guidare Livorno. In molti avevano rifiutato: l’ultimo era stato lo scienziato Paolo Dario. Prima di lui avevano detto no l’ex ad del Tirreno Giuseppe Angella, il costituzionalista Emanuele Rossi, l’assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini, l’editorialista di Repubblica Concita De Gregorio.
Nel frattempo i vertici del Pd hanno avviato il confronto con le altre forze del centrosinistra per definire la nuova coalizione: l’impresa non è però facile. Nessuna intesa possibile con i 5 Stelle: “Hanno sempre rifiutato il dialogo” taglia corto De Filicaia. Ma proprio i grillini potrebbero essere l’ago della bilancia. Anche in casa Grillo però non è tutto rosa e fiori. Lo scorso settembre il movimento si è scisso a causa di divergenze interne. “Abbiamo perso tempo prezioso” si rammarica Christian Balloni, esponente dell’ala minoritaria. Ancora non è chiaro se i 5 Stelle si riuniranno in una unica lista. “Il nostro obiettivo – afferma l’attivista Stella Sorgente – è portare il Pd al ballottaggio. Stiamo lavorando al programma”. E se i grillini restassero fuori dal secondo turno? “Non daremo indicazioni di voto”.
Un’altra grande incognita è rappresentata dall’effetto che potrà avere sull’elettorato la proliferazione di liste civiche e movimenti di centrosinistra: alcune dialogheranno con il Pd, altre si dicono in netta opposizione. L’associazione Buongiorno Livorno si dichiara ad esempio alternativa al Pd così come la lista civica CittàDiversa. Anche Uniti per cambiare Livorno e Progetto per Livorno non hanno risparmiato dure critiche ai Democratici. In controtendenza sembrano invece Livorno Democratica e Confronto (guidata dall’ex sindaco Gianfranco Lamberti). L’elettorato del centrosinistra appare insomma assai frazionato. La corsa per la conquista di Palazzo civico è appena iniziata. Se – per la prima volta nella storia – con un ballottaggio si vedrà.