Di male in peggio. Questa classe politica non smette di stupirci per la sua sfrontata spregiudicatezza di cui sono degni campioni Berlusconi e Renzi. i due soggetti, fra loro profondamente sintonizzati e in fondo anche affini, che si sono messi insieme per dar vita a un nuovo disegno di legge elettorale: il pastrocchium italicum, che, ricorrendo al latino estremamente maccheronico cui si suole far ricorso in questi casi, potrebbe essere altresì denominato il berluscoberluschinum, dato il ruolo decisivo svolto nella sua messa a punto da Berlusconi e dal suo più giovane imitatore piddino.
Si è svolto martedì scorso il seminario promosso da giuristi democratici, Associazione per la democrazia costituzionale e Comitati Dossetti, con la partecipazione di vari costituzionalisti e dell’avvocato Besostri, che aveva redatto il ricorso che ha dato origine alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità del porcellum. Tale seminario ha identificato con nettezza le caratteristiche perverse del disegno in questione.
Il decano dei costituzionalisti italiani, l’illustre professor Gianni Ferrara, ha denunciato la palese illegittimità del disegno di legge che viola apertamente il principio della rappresentatività e dell’uguaglianza fra gli elettori e costituisce l’espressione di un vero e proprio tentativo di colpo di Stato ordito all’ombra di alte cariche istituzionali che sono venute clamorosamente meno al loro ruolo di garanzia costituzionale.
I vari interventi hanno messo in luce la profonda distorsione del principio di rappresentatività operata dal disegno di Berlusconi e Renzi in tre modi: previsione di un premio di maggioranza di abnormi dimensioni e palesemente irragionevole che comporta la conseguenza di attribuire il 53% dei parlamentari a chi ha conseguito il 35% dei voti; negazione agli elettori di esprimere la propria preferenza per un determinato candidato; previsione di una soglia di ammissibilità esageratamente alta che comporterebbe la totale esclusione da ogni rappresentanza parlamentare per milioni e milioni di votanti. Molti di più, per intenderci, di quelli che hanno votato Renzi alle primarie.
Punto chiave dell’ideologia comune dei due è l’affermazione della governabilità come valore in sé. Non importa il programma, il contenuto delle misure da adottare, quello che conta è avere le mani libere da impacci, si chiamino essi Parlamento o magistratura, sindacati o popolo italiano. “Lasciateci lavorare” strillano all’unisono i due ometti del destino. Solo un pazzo o un imbecille si consegnerebbe mani e piedi legati al tragicomico duo. Purtroppo di imbecilli in Italia ce ne sono ancora molti.
Si confermano quindi le peggiori aspettative circa il “nuovo” corso inaugurato da Renzi. Non avevo affatto esagerato chiamandolo Berluschino. Due gli esiti possibili, se non si riesce a fermare la resistibile ascesa del nostro, proiettato verso l’instaurazione di una sorta di bonapartismo alla fiorentina. O, ancora una volta, aprirà la strada, come già i suoi predecessori alla guida del Partito Decerebrato D’Alema e Veltroni, al ritorno di Berlusconi, ovvero ne prenderà il posto, dando libero sfogo alla sua irrefrenabile voglia di sintonia con questi (bunga bunga a parte, forse, ma sono dettagli folkloristici irrilevanti).
In entrambi i casi tempi se possibile ancora più grami dei presenti attendono il nostro Paese. Occorre quindi fermare Berluscone e Berluschino, insieme ai loro sodali Letta, Verdini, Napolitano, Santanchè e quant’altri. Questo Parlamento non deve riuscire votare alcuna nuova legge di questo genere. Si può andare tranquillamente al voto con il porcellum depurato dei suoi effetti seguendo le indicazioni della Corte costituzionale. Positiva, in questo quadro, la decisione del Movimento Cinque Stelle di appoggiare il sistema proporzionale. Una prova in più che l’intelligenza collettiva, detta anche democrazia, può funzionare. Deve funzionare per sconfiggere e allontanare i capetti boriosi e arroganti che il popolo italiano, per quanto presenti una forte percentuale di masochisti e di beoti, tutto sommato non merita.