La tribù dei Macintosh era una minoranza. Il mio era costato uno sproposito. La banca mi aveva fatto un piccolo credito sullo stipendio et voilà il Mac era entrato a casa mia. Un’amica che allora lavorava in un centro di calcolo a schede perforate, mi aveva detto: “guarda c’è un computer che fa per te, che non capisci niente di informatica”. Il Mac era veramente sexy, parlava al cuore e agli istinti ancor prima che alla ragione.
Forse dirò cose risapute. Ricordo quanto nell’ambiente di lavoro il mac non solo era guardato con sospetto, ma avversato. Andavo all’estero, in altre università e vedevo aule dedicate al Mac, da noi niente, o il dos, l’Ibm, o morte. Ti dicevano: “non è compatibile”. Così risolvevano in Italia il problema del progresso tecnologico. Perfino l’Olivetti clonava e nulla più…
Nel 1984 il Mac già faceva quello che i suoi concorrenti avrebbero fatto solo dieci anni dopo e forse peggio. La prima versione di Microsoft Word non a caso era nata solo per il Mac. Più che il suo trionfo, dal punto di vista della storia della tecnologia e dello sviluppo economico è però interessante il suo insuccesso.
Persino alla Apple non capirono l’importanza del prodotto che avevano sviluppato e cacciarono Jobs, perdendo un vantaggio competitivo e tecnologico astrale. Figuriamoci se avessero potuto capirlo i consumatori. Al ritorno del fondatore della Apple (1997), più che dalla tecnologia il pubblico fu convinto dal design e dalla forma, dalle apparenze più che dalla sostanza.
Poi abbiamo avuto l’iPad e l’iPhone e il mondo è cambiato del tutto. Forse il pubblico che oggi compra Apple è lo stesso che una volta preferiva Microsoft e ti diceva che non è compatibile. Chi lo sa. Ma non importa un’idea ha vinto, anzi ha stravinto. L’idea che la tecnologia è dalla parte della gente. Un’idea in anticipo, decisamente avanti, molto avanti. Un’idea che ancor oggi, se uno ha il coraggio di guardare le cose come sono, ci dà la misura dell’arretratezza del nostro Paese, della sua scarsissima propensione a cogliere le novità dei nostri tempi.