Cinque indagati e una sola accusa: violazione di domicilio con pena fino a cinque anni di carcere. Questo il risultato dell’inchiesta della Procura di Milano sul blitz di un gruppo di animalisti del “coordinamento fermiamo Green Hill” che il 20 aprile 2013 è entrato nel Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia medica dell’Università di Milano in via Vanvitelli 32 incatenandosi nello stabulario e ottenendo, dopo ore di trattative, la liberazione di un migliaio di cavie da laboratorio. Il fascicolo è affidato al pubblico ministero Alessandro Gobbis del quarto dipartimento della Procura che tratta i reati di terrorismo. La chiusura è prevista per la prossima settimana. L’indagine, durata circa otto mesi, scatta una fotografia di un ambiente che non appare, ad oggi, legato ai centri sociali. Un universo variegato che fa sponda sui circoli vegani ed è composto da studenti ed ex studenti universitari. Tutti uniti nella battaglia contro la vivisezione.
Durante l’occupazione e prima di legarsi con le catene, gli animalisti hanno aperto delle gabbiette e cambiato posto a topi, ratti e conigli, tenuti divisi in base ai trattamenti a cui sono sottoposti. Il giorno successivo, in piazza ci vanno i ricercatori. ”Queste persone – disse uno degli studenti – non si rendono conto che liberando topi e conigli usati in laboratorio non solo creano un danno economico all’università, ma danneggiano anche lo stesso animale. Si tratta infatti di esemplari con un sistema immunitario più basso, incapaci di vivere liberamente e forse anche con malattie infettive”.
Due giorni dopo, il 23 aprile, arriva la denuncia (pubblica e penale) del rettore dell’Università di Milano Gianluca Vago e del direttore del dipartimento Bioscienze del Cnr Tullio Pozzan che descrivono il blitz degli animalisti come “un’aggressione” con conseguente “devastazione”. In questo frangente sia il rettore che il direttore del Cnr ribadiscono “la totale solidarietà a tutti i ricercatori coinvolti, indicati, durante la manifestazione e in seguito su diversi siti collegati all’operazione, come maledetti assassini, torturatori, con una violenza verbale inaccettabile”.
Insulti e minacce. Il particolare torna di attualità, quando sui muri di Milano, nella notte tra il 6 e il 7 gennaio 2014, compaiono manifesti con i nomi e gli indirizzi di alcuni ricercatori. Sul caso, fin da subito, indaga la Digos che riconduce gli autori all’interno della galassia animalista. Quattro i professori universitari accusati di essere “assassini” e “vivisettori”: Alberto Corsini, Edgardo D’Angelo, Maura Francolini e Claudio Genchi. Immediata scatta la denuncia penale con conseguente presa di posizione pubblica da parte dell’Ateneo. “Non e’ la prima volta che subiamo atti di questo tipo – si legge in un comunicato stampa – ma la nostra posizione non cambia. L’11 febbraio verra’ conferita, come deciso, la laurea honoris causa in Chimica e tecnologie farmaceutiche a Silvio Garattini, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Tra i ricercatori ora c’e’ desiderio di normalita’ e di andare avanti con il loro lavoro”.
Il fatto, decisamente più preoccupante di quello di aprile, confluisce nel fascicolo aperto dal pm Gobbis. Ad oggi, però, sul fronte dei volantini non ci sono indagati. Il capitolo sugli animalisti, per. ora, si conclude con l’annunciato avviso di chiusura indagini a carico di cinque persone.