I parlamentari hanno incontrato a Montecitorio i comitati dei familiari dei 140 morti della sciagura di Livorno, avvenuta 23 anni fa: "Un passo avanti importante, ma l'obiettivo resta arrivare alla riapertura del processo"
La costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince potrebbe diventare realtà. E’ un primo punto di partenza dopo gli incontri a Roma tra una delegazione di familiari delle 140 vittime, il deputato vendoliano Michele Piras e un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle. Ai parlamentari è stata consegnata una bozza di disegno di legge per dar vita alla commissione: “Nel corso degli ultimi anni – sostengono i familiari – sono emersi nuovi elementi non presi in debita considerazione dalle precedenti indagini: la questione dev’esser riaperta”. Confronto “storico” perché per la prima volta la politica sembra non voltarsi dall’altra parte.
Era stato lo stesso presidente del Senato Pietro Grasso, in occasione del 22esimo anniversario della tragedia, a auspicare che si costituisse una commissione sulle stragi irrisolte e tra queste la sciagura di Livorno. L’uscita in verità venne salutata con parecchia freddezza dal procuratore capo di Livorno Francesco De Leo: “Già fatta chiarezza”. Non dello stesso avviso i familiari: “Dopo 23 anni non è stato ancora accertato che cosa sia davvero successo quella notte”.
Il 10 aprile 1991, a 2 miglia e mezzo dal porto di Livorno, il traghetto Moby Prince entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo: 140 morti (la più piccola, Ilaria Canu, aveva un anno), due inchieste, nessun colpevole. E soprattutto ancora molti lati oscuri. Adesso però potrebbe arrivare la svolta. I parlamentari hanno richiesto alcune integrazioni alla documentazione ricevuta: la strada per riaccendere i riflettori sull’Ustica del mare non sembrerebbe però in salita. “Abbiamo registrato un’importante convergenza, i parlamentari si sono dichiarati disponibili a portare la questione all’attenzione dei rispettivi gruppi” dichiara Francesco Sanna, regista del docufilm Ventanni e autore del site-book Storia privata del Moby Prince. Anche il presidente dell’associazione 140 Loris Rispoli parla di “passo avanti importante”.
L’iniziativa non vuole avere alcun “marchio” politico: “L’obiettivo è ottenere il sostegno dell’intero arco parlamentare”. La speranza dei familiari è che il testo possa arrivare in commissione in breve tempo, “magari entro febbraio”. La senatrice grillina Sara Paglini – insieme a lei c’erano anche Laura Bottici, Nicola Morra e Stefano Lucidi – precisa che “non si è parlato di tempistiche” ma ha confermato “il massimo impegno per arrivare alla verità”. Piras (Sel) auspica che la proposta di legge possa arrivare in Parlamento almeno entro primavera: “Se c’è un’ampia volontà politica ci riusciamo”. Il vendoliano si è perciò impegnato a far pressione sugli altri partiti affinchè la questione vada a buon fine.
“L’obiettivo finale – ribadisce Luchino Chessa, figlio del comandante del Moby Prince, Ugo – rimane sempre quello di arrivare alla riapertura del processo”. Il senatore del Pd Luigi Manconi non era presente all’incontro ma da tempo segue la vicenda. Il parlamentare – si legge in un comunicato diramato dal suo ufficio stampa – dichiara di “non avere eccessiva fiducia nelle commissioni parlamentari d’inchiesta dunque non ritiene opportuno istituirne una nuova sul Moby Prince”. Manconi conferma comunque di voler sostenere la battaglia dei familiari “in tutte le sedi”. Secondo i familiari delle vittime la storia del Moby Prince sarebbe carattterizzata da “errori e omissioni” oltre che dalla “sottrazione di elementi probatori importanti”. Dito puntato anche contro “testimonianze palesemente false” e la mancata accettazione di testimonianze “palesemente vere”. Viene inoltre ricordato che Germano Lamberti, presidente del collegio giudicante nel processo Moby Prince, è stato condannato in via definitiva il 18 novembre 2013 per corruzione e concussione.
Nella bozza consegnata ai parlamentari si chiede di far chiarezza sull’esatta posizione della petroliera al momento della collisione: da alcune carte sembrerebbe infatti che essa si trovasse all’interno di una zona di vietato ancoraggio. Si chiede inoltre di far luce sulle “reali motivazioni che hanno indotto la magistratura a indagare e successivamente prosciogliere l’armatore Achille Onorato e non il reale referente, Vincenzo Onorato“. Nel mirino anche le cinque navi militari americane presenti quel 10 aprile in porto: “Il nostro governo e parlamento dovranno farsi portavoce presso il governo Usa della nostra richiesta di documentazione video, fotografica, satellitare riguardante la rada di Livorno”. Viene inoltre chiesto di operare un riesame dei tempi di sopravvivenza dei passeggeri del Moby Prince: “Dopo 4 ore dalla collisione c’erano ancora persone vive: potevano essere salvate” afferma Sanna. C’è intanto attesa per l’incontro del prossimo 31 gennaio a Sassari tra i familiari delle vittime e il ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Alla Guardiasigilli erano bastate 15 righe per affermare che “il caso è archiviato” e che non sono necessari altri supplementi d’indagine. I familiari delle 140 vittime continuano però a ribadire che “non è giusto”.