Assicurazioni private che potrebbero rimodulare le loro tariffe in base alle nostre malattie. Case farmaceutiche che ci userebbero quasi come cavie. Banche desiderose di concederci un mutuo e che magari, vista la nostra storia medica, potrebbero ripensarci. Le associazioni per la difesa dei diritti del malato e quelle per la tutela dalla privacy sono sul chi va là. Il rischio è che quel grande database di numeri e pseudonimi, il più grande archivio di informazioni sanitarie mai realizzato nel Regno Unito, possa essere usato in modo improprio. I diretti interessati, però, al momento negano. “Non venderemo le informazioni private dei pazienti alle assicurazioni private e alle case farmaceutiche”, assicura a ilfattoquotidiano.it il dipartimento di raccolta dei dati dell’Nhs, il servizio sanitario nazionale britannico. Ma è polemica nel Regno Unito – ed è quasi scontro fra sanità pubblica e stampa – dopo che il Guardian ha lanciato l’accusa: “Presto le aziende private potranno comprare le informazioni relative a malattie e cartelle cliniche”.
Accusa, appunto, rigettata dal servizio sanitario, ma la grande stampa britannica va comunque avanti nella sua battaglia. Il tutto nasce da una brochure che sta per essere inviate alle famiglie di Inghilterra e Galles. “Better information means better care” (“una migliore informazione significa una migliore cura”) è il nome dato al libretto di istruzioni. Le famiglie potranno decidere se fornire o no dati e cifre di analisi, ricoveri ospedalieri, operazioni e cure farmacologiche. I dati, rassicura l’Nhs, “verranno trasformati in codici e a ogni persona verrà assegnato uno pseudonimo alfanumerico assolutamente irrintracciabile. Questo verrà fatto per migliorare la ricerca scientifica e per avere un’immagine molto più chiara dello stato di salute dei britannici. Al momento queste informazioni non sono raccolte in un unico sistema e tutto è molto frammentario. Così saremo in grado di fornire servizi migliori e dobbiamo essere risoluti e contrastare quanto dice la stampa: nessuno venderà questi dati alle assicurazioni, sarebbe illegale e immorale. E chiunque cercherà di rintracciare le singole persone andrà incontro a sanzioni civili e penali”.
Il Guardian, del resto, è tornato sulle sue accuse più di una volta nelle ultime settimane. Secondo il quotidiano di sinistra, saranno disponibili anche informazioni private quali abitudini al fumo, al consumo di droga o di alcool, così come dati clinici relativi a ogni tipo di malattia, dall’influenza stagionale al cancro. Secondo il giornale, le informazioni saranno anche collegate all’etnia, al genere, all’età e soprattutto al postcode, il codice postale britannico che consente di localizzare esattamente l’unità abitativa di residenza. Ma l’Nhs nega anche questo e anzi rilancia: “Sarà praticamente impossibile identificare il paziente”. Su una cosa però il servizio sanitario britannico ha dato fiato alle accuse del Guardian: “Chiaramente le informazioni potranno essere passate anche ad aziende private, non solo a enti e istituzioni pubblici e di ricerca. Non possiamo escludere il privato solo per motivi ideologici. Ma il tutto verrà fatto nel completo anonimato e nel rispetto della legge. E solo se ci sarà veramente un beneficio per la popolazione britannica”.