Quindi prepariamo i bulbilli. L’aglio l’avrete già in casa no? Io in genere compro l’aglio biologico che trovo facilmente in un super della mia città e non costa molto. Lo faccio soprattutto da quando per lavoro scrivevo comunicati stampa sui sequestri di aglio provenienti dalla Cina. E chi ci pensava che anche l’aglio potesse essere un prodotto importato? Comunque sia, da allora sto molto attenta a dove l’acquisto. E questo potrebbe essere un motivo in più per coltivarselo da soli. I bulbilli vanno ripuliti ben bene della tunica bianca, poi con le forbici bisogna tagliare la parte più secca. Così l’aglio è pronto per essere piantato.
Come dicevo non serve un grande contenitore. Il bulbillo non va interrato molto…basta scavare un pò e appoggiarlo con la punta rivolta in alto. Con la palettina poi va ricoperto con un velo leggero di terra. Per la distanza vanno calcolate almeno 4 dita l’uno dall’altro. Ogni tanto occorre innaffiare leggermente, poi a primavera, quando le foglie cominceranno ad ingiallire, l’aglio è pronto e a questo punto non rimane che imparare a fare la treccia…. da appendere in cucina.
Ne vale proprio la pena, perché molti sono gli usi di questa pianta e non solo in cucina. Pare abbia elevate virtù medicinali. Previene raffreddori, influenza, bronchite, tumori e malattie cutanee. Alcuni sostengono che riduca il rischio di malattie cardiache e tumorali e che rafforzi il sistema immunitario. Se alcune però sono delle pure leggende, dal mondo della ricerca arrivano conferme e certezze sull’attività medicamentosa. Un problema però l’aglio lo dà di sicuro…ed è un problema sociale. Chi mangia l’aglio, ahimè, lo si scopre subito…tanto che si racconta che Alfonso, re di Castiglia, nel 1368, istituì un ordine di cavalleria, i cui statuti tra le altre cose contenevano l’obbligo, per quei cavalieri che avessero mangiato l’aglio, di non comparire a corte e di non comunicare con gli altri cavalieri, “almeno per lo spazio di un mese”.