Il comune di Milano vince il primo round sul Cerba. Il Tar ha infatti rigettato la richiesta di sospendere la decisione presa da Palazzo Marino di far decadere la validità del progetto. Resta quindi per il momento valido lo stop al Centro europeo di ricerca biomedica avanzata che l’oncologo Umberto Veronesi avrebbe voluto fare sorgere sui terreni della Imco, la holding della famiglia Ligresti fallita nel 2012. Il Tar, in ogni caso, deve ancora esprimersi sul merito del ricorso presentato dalla fondazione Cerba e dei curatori fallimentari di Imco, a cui si è affiancata la Provincia, cioè l’ente gestore del Parco Agricolo Sud di Milano nel cui perimetro ricadono le aree.

Intanto, in attesa che la giustizia amministrativa faccia il suo corso, va avanti l’inchiesta della procura di Milano sul crac del costruttore siciliano. Al centro di uno dei filoni delle indagini del pm Luigi Orsi ci sono proprio i terreni destinati al centro di ricerca, che nel 2012 erano stati messi a garanzia dei prestiti concessi da Unicredite che oggi costituiscono uno dei pezzi più pregiati del piano di concordato fallimentare. Sul registro degli indagati sono stati iscritti i nomi di 12 persone per le quali si ipotizza la bancarotta fraudolenta privilegiata e nel fascicolo è finita pure un’email del 2010 inviata a Piergiorgio Peluso, che non risulta indagato. Il figlio del ministro Annamaria Cancellieri all’epoca era al vertice di Unicredit Corporate Banking, subito dopo sarebbe passato alla direzione generale di Fondiaria Sai, ancora per poco nelle mani dei Ligresti.

Proprio nel 2010, in occasione della ristrutturazione dei debiti del gruppo, Imco aveva concesso in ipoteca a Unicredit l’area del Cerba per garantire i debiti del gruppo. L’operazione – ipotizza la procura – ha consentito alla banca guidata da Federico Ghizzoni di ritrovarsi in una situazione favorita rispetto agli altri creditori, una volta che le due società dei Ligresti sono fallite. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il pm Orsi ha acquisito la testimonianza del commercialista Luciano Betti, secondo cui l’operazione di ristrutturazione del debito era strumentale a rimborsare Unicredit e fu decisa in seguito a un accordo tra Salvatore Rubino, amministratore delegato di Imco e direttore generale della controllante Sinergia, e i due dirigenti di Unicredit Gianandrea Perco e Peluso.

Alle medesime conclusioni porterebbero alcune email che sono state sequestrate dai magistrati, tra le quali appunto una inviata da Rubino e Peluso. La ristrutturazione del debito, del resto, non è servita a salvare i Ligresti dal fallimento. Dopo il crac del 2012, anche a causa dei ritardi delle banche creditrici nel presentare un piano di concordato, è venuto a mancare un soggetto che potesse firmare la convenzione dell’accordo di programma relativo al Cerba. Un mese fa il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris ha deciso di non concedere ulteriori proroghe, nonostante le pressioni esercitate anche su alcuni suoi collaboratori da Hines, la società immobiliare di Manfredi Catella incaricata di gestire il progetto dal punto di vista operativo.

Ora De Cesaris incassa dal Tar una prima decisione favorevole: “Questo provvedimento – commenta il vicesindaco – e in particolare l’affermazione inerente ‘la 
possibilità per le parti di addivenire all’individuazione di un nuovo 
progetto urbanistico condiviso’, rappresenta un monito per chi, sino ad ora,
si è opposto a formulare una proposta che consenta la realizzazione del
 Cerba, contemperando le esigenze del territorio con quelle relative alla 
procedura fallimentare”. Rimane dunque aperta la trattativa dell’amministrazione comunale con fondazione Cerba e curatori fallimentari per far ripartire l’iter del progetto. Questa volta però le volumetrie legate agli spazi ricettivi e commerciali saranno confinate ad aree esterne al Parco Sud.

@gigi_gno

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