Il duo parigino ha portato a casa cinque premi, tra cui quello per l'album dell'anno - per Random Access Memories - e per il Record of the Year - per il tormentone Get Lucky. L'altro protagonista della serata il rapper Macklemore. La neozelandese Lorde premiata per la canzone dell'anno e quello per la migliore performance pop con il brano Royals
Sono stati i Daft Punk i protagonisti assoluti della 56esima cerimonia di premiazione dei Grammy Awards. Il duo parigino ha portato a casa cinque premi, tra cui quello per l’album dell’anno – per Random Access Memories – e per il Record of the Year – per il tormentone Get Lucky. Un trionfo su tutta la linea da dividere solo un po’ con l’altro protagonista della serata: il rapper Macklemore, vincitore di quattro Grammy e rivelazione della serata.
Tra gli altri vincitori, la neozelandese Lorde che ha portato a casa l’ambito premio per la canzone dell’anno e quello per la migliore performance pop con la canzone Royals; Bruno Mars, premiato per il miglior album Pop; i redivivi Black Sabbath per la migliore performance metal con God is dead?, i Led Zeppelin per il miglior album rock, Paul McCartney per la migliore canzone rock con Cut me some slack.
La notizia più importante della serata, però, è la totale assenza di premi per le signore del Pop più commerciale: Katy Perry, Madonna, Beyonce, Lady Gaga, Britney Spears e compagnia, per una volta hanno dovuto cedere la scena ad altri generi musicali di solito relegati in secondo piano.
Ma il pop si è preso la rivincita per quel che riguarda le esibizioni live sul palco dei Grammy, a cominciare dal duetto tutto in famiglia di Beyonce e Jay Z che ha aperto la serata. Kay Perry, invece, ha scelto di esibirsi in un’atmosfera cupa da caccia alle streghe, con tanto di rogo finale.
La stagionata Madonna, che non è mica scema e sa sempre verso dove soffia il vento, è salita sul palco con Macklemore & Ryan Lewis per cantare l’inno gay-friendly Same Love. Durante l’esibizione, inoltre, l’attrice e cantante Queen Latifah ha officiato 34 matrimoni (gay e etero) sul palco. Attesissima era l’esibizione di Paul McCartney e Ringo Starr, ma la verità è che il batterista ha semplicemente fatto da tappezzeria mentre sir Paul cantava Queenie Eye, pezzo del suo ultimo album. Divertente e bizzarro il duetto tra Robin Thicke e i Chicago, costretti a suonare l’altro tormentone dell’anno: Blurred Lines. Ma le esibizioni più osannate dal pubblico sono state senza dubbio quelle dei Daft Punk, con un medley adrenalinico dei loro successi, e di Lorde, la giovane neozelandese ormai diventata fenomeno planetario.
Anche quest’anno, la grande festa della musica va in archivio. E dopo tanti anni di trionfi pop, per gli amanti degli altri generi c’è uno spiraglio di luce in fondo al tunnel commerciale. Durerà?