Gli attivisti avevano manifestato contrarietà a tenere due consultazioni vicine, una per eleggere il segretario regionale il 16 febbraio e l'altra per i candidati a sindaco del 23 febbraio. Oggi è arrivata la risposta dalla Capitale: la seconda votazione si terrà a giugno 2014. Questo cambiamento però, da una parte dà respiro ai circoli, ma dall’altra spariglia le carte sulle candidature
Il Pd nazionale ha deciso di venire incontro ai disagi dei Democratici emiliano-romagnoli e soprattutto dei volontari del partito che, stanchi di organizzare continue primarie, hanno manifestato recentemente la loro contrarietà a tenere due consultazioni strettamente ravvicinate. Quella per eleggere il segretario regionale – che doveva tenersi il 16 febbraio – e le primarie per i candidati a sindaco che si terranno il 23 febbraio, in vista delle elezioni amministrative, in 15 comuni del bolognese e in decine dell’Emilia Romagna. Tutti i segretari provinciali del Pd hanno firmato un documento, presentato alla Commissione nazionale per il Congresso dalla segreteria regionale – in cui chiedevano che l’elezione del segretario e dell’Assemblea emiliano-romagnola avvenisse “dopo il voto amministrativo e dopo quello europeo del 25 maggio 2014”.
Questo pomeriggio è arrivata la risposta da Roma. Il congresso potrà essere posticipato e, molto probabilmente – dicono dal Pd – si terrà a fine giugno. “Abbiamo fatto questa richiesta – spiega Raffaele Donini, segretario del Pd bolognese – per esigenze organizzative. Abbiamo 39 comuni in campagna elettorale nel bolognese. I circoli sono già molto impegnati e, dal territorio, è arrivata una precisa richiesta di non accavallare le primarie. In questo modo diamo anche un po’ di respiro ai volontari”. L’Emilia-Romagna è la regione italiana dove il Pd terrà più votazioni per le amministrative: in 5 capoluoghi di provincia (Forlì, Cesena, Ferrara, Modena e Reggio Emilia) e in 268 comuni, quindi su circa l’80% del territorio (a fronte di una media nazionale del 50% circa).
“Ora potremo concentrarci sulle tante primarie per la selezione dei sindaci nei comuni che hanno fatto questa scelta – commentano soddisfatti i segretari provinciali dell’Emilia Romagna – e, più in generale, sulla costruzione delle alleanze e dei programmi per una sfida elettorale che coinvolgerà quasi tre milioni di cittadini emiliano-romagnoli” (su circa 4 milioni e 200mila presenti in Regione). “Il rinvio – spiegano – ci permetterà anche di affrontare un percorso fatto di ascolto e di proposta per arrivare a un Congresso regionale che veda la più ampia partecipazione e che sappia indicare le linee guida per il futuro del Pd in Emilia-Romagna”.
Il posticipo del Congresso, però, da una parte dà un po’ di respiro ai circoli ma dall’altra spariglia le carte sulle candidature. Se le primarie per eleggere il segretario regionale si fossero tenute a febbraio, infatti, l’uscente Stefano Bonaccini, membro anche della direzionale nazionale renziana, avrebbe acconsentito – come ha confermato su Twitter – a ricandidarsi e si prospettava una sua designazione unitaria da parte dei renziani e dei cuperliani. I sostenitori di Pippo Civati, invece, avevano già annunciato la candidatura del consigliere regionale Antonio Mumolo.
Ora, invece, con il Congresso rimandato, il nome di Bonaccini sembra quasi tramontato e le possibilità di una convergenza del Pd su un solo nome appaiono più remote. Entrano così in campo, secondo voci ufficiose che arrivano dal partito, altre due candidature: quella del parlamentare cuperliano Andrea De Maria e quella del coordinatore dei segretari provinciali, il ferrarese Paolo Calvano. Il nuovo segretario, però – ricordano dal Pd – dovrà fare i conti e immaginare anche quale sarà l’assetto politico dell’Emilia-Romagna nel 2015, quando si andrà a votare per rinnovare la Giunta regionale e partirà l’era post-Vasco Errani, iniziata nel 2000.
I candidati ufficiali alla poltrona di governatore di una regione strategica per il Pd come l’Emilia Romagna non sono ancora venuti allo scoperto ma, stando a quanto filtra dai corridoi della sede del Pd bolognese, ci sono già dei nomi papabili e sono tutti renziani. I due concorrenti più forti sarebbero Graziano Del Rio, ministro degli Enti locali e Daniele Manca, sindaco di Imola, al suo secondo mandato e presidente dell’Anci Emilia Romagna. Manca, renziano dell’ultimissima ora, incontrerebbe anche il favore degli ex Ds, in questo modo potrebbe mettere d’accordo diverse anime del Pd. Del Rio, invece, con ogni probabilità avrà un ruolo di rilievo nel governo Letta, dopo l’imminente rimpasto, perciò potrebbe preferire rimanere a Roma.
Ad avere diverse chances di diventare presidente dell’Emilia-Romagna, se vincesse il Pd, è anche Dario Franceschini, l’attuale ministro per i Rapporti con il Parlamento. A candidarsi, però, potrebbe essere anche lo stesso Bonaccini. Sembra avere poche possibilità, invece, Matteo Richetti, renziano della primissima ora e deputato del Pd. Secondo i ben informati, il recente raffreddamento con Matteo Renzi lo penalizzerebbe nella corsa che comunque porterà in campo candidati scelti in modo unitario dal Pd e con l’imprimatur del sindaco fiorentino. I cuperliani rimarrebbero dunque senza un esponente della loro corrente, a meno che non decida di scendere in campo l’europarlamentare Salvatore Caronna che, secondo molti, da tempo ambirebbe alla poltrona di governatore dell’Emilia Romagna. Di sicuro c’è che per l’Emilia Romagna il Pd sceglierà un candidato di peso, un nome forte con un richiamo nazionale, per questo motivo sembrano essere in pole position i nomi di Del Rio, Manca e Franceschini.