Il primo passo è fatto. L’uso della cannabis per motivi terapeutici, in Puglia, è legge. La Regione Puglia si allinea a quanto sta accadendo nel resto d’Italia, rompendo un tabù che fino ad oggi sembrava insuperabile. Il Consiglio regionale, all’unanimità, ha dato il via libera alla proposta di legge presentata dal gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà. Sette articoli che regolamentano e disciplinano l’uso dei farmaci cannabinoidi. Nessun limite alle malattie da includere tra quelle trattabili, nessun obbligo di ricovero e trafile burocratiche più snelle per ottenere l’accesso alla cura. Il trattamento, prescritto dallo specialista, potrà essere somministrato in tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali – anche private accreditate – oppure a casa.
Al medico di base spetterà seguire il paziente, alla Regione il compito di monitorare che tutto si svolga come previsto dalla legge. L’ultimo tassello che la giunta regionale metterà a posto entro una settimana, sono gli indirizzi attuativi, strumento attraverso il quale sarà possibile garantire l’omogeneità nell’erogazione dei farmaci. “Una legge coraggiosa” come l’ha definita il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, che per l’assessore alla Salute Elena Gentile restituisce il “diritto ad attraversare il tunnel del dolore beneficiando di strumenti utili per lenire le sofferenze”. Una legge che non cambia più di tanto la situazione, però, per Andrea Trisciuoglio, affetto da 11 anni da sclerosi multipla e per Roberto Bruni fermato da 22 anni su una sedia a rotelle da un proiettile conficcatosi nella spina dorsale; entrambi fondatori de “LapianTiamo”, associazione che si batte per ottenere la coltivazione casalinga della canapa, ed entrambi pazienti che già utilizzano la cannabis nella terapia del dolore. La Puglia dal 2010 tramite delibera, aveva acconsentito alla sperimentazione dell’uso dei farmaci cannabinoidi. Delibera che oggi è diventata legge.
Questa per Andrea l’unica differenza. “Finché non si supererà lo snodo fondamentale della coltivazione casalinga – dice – non ci sarà la vera svolta”. Su questo la Regione sta muovendo ulteriori passi. Grazie ad un accordo con le facoltà universitarie di Medicina, Agraria, Chimica e Farmacologia, chiederà al Ministero l’autorizzazione alla coltivazione della cannabis. Questo è un passaggio fondamentale perché, al momento, l’unico farmaco distribuito in Italia è prodotto in Olanda ad un costo proibitivo: 40 euro al grammo a fronte di una somministrazione giornaliera di 2-3 grammi a paziente. Questo spiega il pericoloso ricorso al mercato nero da parte di molti malati. E questo spiega anche perché l’associazione “LapianTiamo” ne abbia fatto una battaglia senza esclusione di colpi. “Grazie alla canapa medicale ho lasciato la sedia rotelle. Adesso cammino – racconta Andrea – posso dormire con mio figlio di quattro anni senza vergognarmi per gli episodi di incontinenza, riesco a gioire e ad assaporare i cibi con più appetito. Molte battaglie sono state vinte grazie alla forza dei malati. Riusciremo a vincere anche quella della coltivazione casalinga”. Ma questo è un altro tabù.