L’Aula del Senato approva il ddl contro il voto di scambio politico mafioso con 168 “si”, 4 “no” e 66 astenuti. La maggioranza si divide, il Movimento Cinque Stelle vota sì, come la Lega. Ora il provvedimento deve tornare alla Camera perché il testo era stato modificato a Palazzo Madama.
Il Senato ha bocciato l’emendamento del centrodestra (vecchio e nuovo) che puntava ad ammorbidire la nuova formulazione. L’aula ha votato contro il testo che chiedeva di ripristinare l’avverbio “consapevolmente” nel ddl sul nuovo 416 ter. A chiedere il “ripristino” erano stati Ncd, Fi, Gal e Sc. Dietro lo scontro su una singola parola si cela una questione di sostanza, esplosa nella seduta del 23 gennaio. Mentre nel testo uscit0 dalla Camera era punibile solo il politico che accetta “consapevolmente” l’appoggio elettorale della criminalità, nel testo del Senato l’avverbio era scomparso, rendendo così punibile anche il politico di cui non si possa provare in tribunale la conoscenza della reale natura di chi gli ha offerto i voti. “Si è di fatto normato il reato di concorso esterno”, comenta Forza Italia.
Il disegno di legge sostituisce l’articolo 416-ter del Codice penale sullo scambio elettorale politico mafioso con il seguente: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis (sull’associazione di tipo mafioso, ndr) in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione è punito con la stessa pena stabilita nel primo comma dell’articolo 416-bis (dunque con la reclusione da sette a dodici anni, ndr). La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”. Il testo attualmente in vigore prevede invece che “la pena stabilita dal primo comma dell’articolo 416-bis si applica anche a chi ottiene la promessa di voti prevista dal terzo comma del medesimo articolo 416-bis in cambio della erogazione di denaro”. Dunque la nuova riformulazione dell’articolo sullo scambio elettorale politico-mafioso ribalta del tutto l’impostazione della legge, punendo, come richiesto da tempo da magistrati e associazion i antimafia, non più chi “ottiene la promessa” ma chi “accetta la promessa”, ed estendendo lo scambio anche a qualsiasi altra “utilità” invece che alla sola “erogazione di denaro”
“Dopo un attesa di 20 anni finalmente una legge che colpisce al cuore il momento fondante del patto tra mafia e politica, quello dell’accordo elettorale”, ha detto invece il senatore Michele Giarrusso annunciando il voto favorevole del Movimento 5 Stelle.
Sull’ennesima frattura nella maggioranza interviene Giuseppe Lumia del Pd, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia. “Dire che nel testo non si prevede l’incosapevolezza non è una bugia ma è un errore grave, perché la consapevolezza è parte istitutiva del dolo. La consapevolezza in questo articolo c’è come in tutti i reati”.
Ma è dal di fuori del Palazzo che negli ultimi anni sono arrivate le richieste più pressanti di rendere più efficace la formulazione del reato. “E’ una bella notizia”, commenta don Luigi Ciotti, presidente di Libera. “L’auspicio, ora, è che la Camera trasformi definitivamente questa proposta in una legge dello Stato rispondendo concretamente alla sollecitazione di oltre 377 mila cittadini che hanno firmato la petizione della campagna Riparte il futuro promossa da Libera e Gruppo Abele”. Secondo don Ciotti, “è estremamente importante che la norma definisca il reato non più solo attraverso il criterio, ormai insufficiente, dello scambio in denaro, ma chiamando in causa le ‘altre utilità ‘ e ‘promesse ‘ (informazioni sensibili, raccomandazioni, prestazioni sessuali, protezioni dai controlli e così via) attraverso cui si può sviluppare un rapporto corruttivo. Si tratta però solo di un primo passo, di un doveroso atto politico di trasparenza e bonifica delle istituzioni democratiche”.