Sulla base della certificazione presentata dal medico di base “provvederemo all’importazione del farmaco con oneri a carico della signora e continueremo a seguire, insieme al medico di famiglia, l’evoluzione della vicenda”. Lo precisa una nota di Mara Morini, direttore del dipartimento di Cure primarie della Azienda Usl di Bologna, in merito al caso di Patrizia N., la donna di 58 anni che aveva presentato denuncia perché non le veniva fornito, a suo dire, un farmaco a base di cannabis per curare l’anoressia.

“La signora – spiega a tal proposito Morini – ha richiesto all’Azienda Usl di Bologna, nel 2012, un farmaco cannabinoide non disponibile in Italia. Abbiamo inoltrato quella richiesta, come previsto dalle norme vigenti, alla commissione del farmaco area vasta Emilia Centro, organo tecnico competente, che non ha ritenuto ci fossero gli elementi per accoglierla”: Quindi, “in base al parere espresso dalla commissione, e in accordo con il medico di famiglia che aveva prescritto il farmaco, abbiamo proceduto alla ricerca di percorsi terapeutici alternativi”. Il 24 gennaio, ricostruisce l’Ausl, “prima che la vicenda diventasse pubblica, il medico di famiglia della signora, con il quale siamo sempre stati in contatto, ha presentato una nuova richiesta per lo stesso farmaco, attestando l’inefficacia delle terapie alternative”.

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