C’è un fenomeno che, ciclicamente, torna alla ribalta e mette in imbarazzo la chiesa. Parliamo di quello che volgarmente, nel Piacentino, viene chiamato “il miracolo di San Bonico” ma, per chi da tempo partecipa, è stata ribattezzata con devozione l’apparizione della “Madonna della notte”. Fulcro della cerimonia, che attira centinaia di fedeli nelle campagne tra San Bonico e Mucinasso (frazioni di Piacenza) anche da fuori provincia ogni giovedì sera, è Celeste Orbetelli. Un veggente per qualcuno, “un semplice tramite di quel che Nostra Signora vuole comunicare” si è autodefinito lui stesso. Ma a provocare ben più di un mal di pancia alla Diocesi locale e a quella di Parma – che sono intervenute con fermezza -, non sono tanto i raduni, conditi da infiniti “pater ave e gloria”, le “traduzioni” delle parole di Maria fatte dal cinquantenne in filodiffusione o le molte testimonianze di chi è convinto di aver ricevuto una “grazia”, quanto le apparizioni, che negli ultimi tempi si erano arricchite da episodi “miracolosi”.
Come durante l’incontro numero 463 (sul sito La Madonna della Notte sono tutti catalogati) in cui la Vergine avrebbe consegnato nelle mani di Celeste un’ostia e, una volta caduta a terra, i presenti hanno sostenuto di aver visto le sue mani sanguinare, di aver notato un taglio e che la stessa ferita si fosse rimarginata nell’arco di pochi secondi. Da quel momento in poi, con gli organi di informazioni nazionali che hanno iniziato ad interessarsene il fenomeno che avviene davanti al gelso ornato di santini è stato addirittura targato come la “Medjugorie emiliana”.
E’ a questo punto che la chiesa ha preso posizione. Prima istituendo una commissione, voluta dal vescovo di Piacenza, che ha “evidenziato il rischio di compromettere la dottrina sia per le omissioni o carenze nei messaggi, sia per il linguaggio usato nei messaggi stessi poco in linea con la tradizione cristiana” si legge nel documento redatto, e poi con un messaggio pubblico rivolto direttamente alla cittadinanza: “Fedeli state attenti” aveva messo in guardia monsignor Gianni Ambrosio, invitando a non partecipare. Ed era stato seguito anche dal vescovo di Parma, il quale aveva “ripreso” un proprio sacerdote, reo di essere presente alle cerimonie.
“Mi fa piacere che parli di noi. Più ne parla e più gente viene – ci aveva detto non senza una punta di sarcasmo Celeste, quando lo raggiungemmo il giorno stesso della scomunica -. Io so solo che da anni non perdo una messa, vado a pulire sempre la mia chiesa, i miei figli fanno lo stesso. Siamo molto devoti, perché dovremmo sentirci fuori dalla tradizione?”. E, anche quando gli avevamo chiesto dell’ostia e della presunta stigmate, era apparso colpito: “Guarda la mia mano – aveva risposto sicuro – questa cicatrice non me la sono fatto da solo. La Madonna mi parla, mi dice di venire in questo posto e io lo faccio. Se le persone vogliono venire ad ascoltarla possono farlo. Nella storia la Madonna ha sempre comunicato con i più umili. Non so altro, se non quello che mi comunica Nostra Signora” aveva tagliato corto.
Altri interventi della chiesa, però, non sono esclusi. Anche perché Celeste, sempre attorniato dal suo “entourage” (cioè la famiglia che lo difende dagli assalti di cronisti e fedeli, chi gestisce il sito e chi organizzazione i raduni) ha iniziato dallo scorso anno a portare, o ad avere, le apparizione mariane altrove. Come nel caso di Fossacaprara, frazione di Casalmaggiore, dove quattrocento persone si radunarono davanti ad una piccola cappella dedicata a Maria e fu necessario l’intervento di carabinieri e polizia locale per monitorare la situazione e il traffico nella zona.