Da ieri noi donne siamo molto combattute: saranno meglio i pompini o gli schiaffi? Per l’esattezza, è meglio essere accusate di stare in Parlamento perché si fanno i pompini oppure stare in Parlamento e prendere gli schiaffi?
Il dilemma non è da poco. Mi verrebbe da dire, a occhio: meglio i primi che i secondi, ma è tutto molto relativo. E soprattutto dipende dal contesto. Perché se gli schiaffi sono sempre una stortura, i pompini lo diventano quando si strumentalizzano in accusa. E comunque non sta bene che una donna che parla di pompini, meglio che lo faccia un uomo, così a noi ci restano solo gli schiaffi.
Quello che invece è palese è che tra schiaffi e pompini, ieri, la sintesi perfetta di questo paese è presto fatta: rispetto a quel che rimane della rappresentanza e della democrazia e rispetto al ruolo che le donne hanno all’interno di questa democrazia.
Ed è la seguente: il Parlamento è il luogo deputato a rappresentare l’Italia e infatti trasuda di misogini da tutti i pori. Una parte della politica (non tutta), come una parte del paese, sono ridotti a brandelli e non si capisce più chi abbia cominciato per primo. Le donne possono pure fare carriera, ma il problema non è tanto la carriera, quanto il riconoscimento. Quello non lo avranno quasi mai. E ci sarà sempre uno schiaffo o un insulto sessista in agguato. Anche perché una donna viene definita zoccola anche quando semplicemente scompare.
A due giorni dalla grande mobilitazione europea del primo febbraio, che chiamerà in piazza tutte le donne e gli uomini d’Europa, in centinaia di città, per dire che non esiste diritto alla cittadinanza, senza libertà di scelta, autodeterminazione, uguaglianza sostanziale e rispetto delle differenze di genere, quando accaduto ieri in Parlamento è da mettere sul piatto della bilancia. E soprattutto sul piatto delle rivendicazioni.
Cari parlamentari, potete sottoscrivere tutte le Convenzioni di Istanbul che vi pare, ma fino a quando la scelta sarà tra gli schiaffi o i pompini, quella convenzione resterà carta straccia.
E in ogni caso, lo schiaffo peggiore, ieri, l’ha avuto la democrazia.