A volte ritornano. E a volte fanno anche bene. In attesa che anche in Giappone spunti un Grillo – sono in molti a credere che prima o poi “Beat” Takeshi Kitano potrebbe provarci e non vi è dubbio alcuno che otterrebbe un successo strepitoso – due “grandi vecchi” della politica giapponese sono usciti dal letargo più o meno autoimpostosi da molti anni e per ragioni non sempre chiare e hanno riconquistato le prime pagine dei giornali. Si tratta del “samurai” (lo è per davvero) Morihiro Hosokawa (a sinistra nella foto), 72 anni, primo premier (1992-93) non appartenente all’LDP (Partito Liberal Democratico, la “DC” giapponese che aveva governato ininterrottamente dal dopoguerra e che dopo un brevissima parentesi ha ricominciato a governare) e Junichiro Koizumi (a destra), detto “belli capelli” o “il mago”. Uno dei pochi premier ad aver governato a lungo (quasi sei anni), non essersi dovuto dimettere per un qualche scandalo e, soprattutto, ad essere rimasto estremamente popolare.
Forse è per questo che l’attuale premier Shinzo Abe, sempre più criticato in patria (ma soprattutto all’estero) per la sua deriva nazionalista sembra molto preoccupato per la sua “riapparizione”. Forse più di quella di Hosokawa, che a sorpresa ha annunciato la sua candidatura a governatore di Tokyo. Elezioni anticipate, provocate dalle inevitabili dimissioni di Naoki Inose, eletto appena l’anno scorso su “indicazione” del popolarissimo e xenofobo Shintaro Ishihara, pizzicato con un “contributo” di 50 milioni di yen (400 mila euro) che non aveva saputo giustificare. La metà di quelli presi da Morihiro Hosokawa, prima ancora di diventare premier, da un’azienda di trasporti che aveva formalmente finanziato la sua campagna elettorale, ma di cui la stampa conservatrice (nel tentativo di delegittimarlo di fronte all’opinione pubblica) gli chiede ancora conto definendola una “tangente”.
Il voto, destinato come non mai ad avere una ricaduta sul governo nazionale, è previsto per il 9 febbraio e nonostante i candidati siano 15, sarà una battaglia a due tra Hosokawa e Yoichi Masuzoe, un ex ministro della Sanità appoggiato, per la verità senza grande entusiasmo da tutti i partiti dell’attuale maggioranza. O quasi. Già perché in casa Komei – il partito “buddista” che appoggia sempre meno entusiasticamente il governo Abe – c’è aria di fronda. Un numero sempre maggiore di membri (ed elettori) della Soka Gakkai, l’organizzazione laica buddista di cui era stato in origine l’emanazione politica fa sempre più fatica a seguirne le scelte e sino ad oggi non sono arrivate indicazioni formali, dai vertici dell’organizzazione, di votare per Masuzoe. Il voto in libera uscita della Soka Gakkai, unito all’effetto Koizumi – ancora popolarissimo – potrebbero alla fine risultare decisivi e dare la vittoria a Hosokawa. Che nonostante gli insulti di cui è fatto oggetto quotidianamente dalla stampa conservatrice, primi fra tutti Yomiuri e Sankei, i più legati alla lobby nucleare, punta tutto sul datsu genpatsu, l’uscita dal nucleare.
“È vero che a Tokyo non abbiamo questo tipo di centrali – dice Hosokawa – ma sono alle nostre porte e minacciano, oltre che la popolazione locale, come è successo a Fukushima, anche la nostra. Se sarò eletto, userò tutta l’influenza politica, e gli strumenti giuridici e finanziari, per accelerare l’uscita del Giappone dal nucleare e trasformarlo in nazione leader delle rinnovabili”.
Insomma, Hosokawa sul nucleare ci va giù pesante, visto che secondo gli ultimi sondaggi, il 70% dei cittadini di Tokyo si dichiara favorevole ad un’uscita più o meno accelerata, dal settore. “Inutile perdere tempo – insiste Hosokawa – l’incertezza che questo governo sta mostrando è il peggiore dei danni. Oramai si è capito che per quanto riguarda il Giappone il nucleare è finito, appratiene al passato, è un peso, piuttosto che un vantaggio. Da ogni punto di vista. E allora diamoci da fare, dichiaramo chiusa questa era, come hanno fatto paesi come la Germania e l’Italia, e liberiamo le nostre forze. Le rinnovabili hanno un enorme futuro, da noi e nel resto del mondo”. E poi la grande promessa. “Ero contrario, come forse la maggior parte delle persone serie e responsabili, alle Olimpiadi. Ma ora che ce le hanno assegnate, dobbiamo farne una grande occasione. Saranno le prime Olimpiadi ‘verdi’ della storia. Tutta l’energia che verrà utilizzata per i Giochi sarà prodotta da fonti rinnovabili”. Più facile dirlo che farlo. Ma questo slogan sta appassionando gli elettori e la popolarità di Hosokawa aumenta giorno dopo giorno. Al punto da preoccupare seriamente Abe e la lobby nucleare che lo sostiene. Perchè Hosokawa governatore di Tokyo potrebbe segnare l’inizio della fine di Abe e della sua tutt’ora controversa Abenomics.