Sono stati condannati anche in appello gli otto vigili urbani di Parma accusati di avere fermato e picchiato Emmanuel Bonsu, lo studente ghanese che nell’ottobre 2008 fu scambiato per il palo di uno spacciatore e portato al Comando dove fu pestato e trattenuto illegalmente. La pena più alta inflitta dalla giudice della corte d’appello di Bologna, Daniela Magagnoli è per Pasquale Fratantuono, l’agente che si fece fotografare con Bonsu ritratto come un trofeo. Il vigile dovrà scontare 5 anni e 6 mesi di reclusione per lesioni, sequestro di persona e altri reati, con l’aggravante della discriminazione razziale. In appello il giudice lo ha tuttavia assolto dal reato di perquisizione arbitraria su alcuni minori presenti nel Comando dei Vigili quella sera; assoluzione in parte anche dalle accuse di falso. Per questo la pena per lui è stata ridotta: in primo grado prese infatti 7 anni e 9 mesi. “Faremo sicuramente ricorso in Cassazione, intanto attendiamo le motivazioni”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Mirco Battaglini, legale dell’agente Fratantuono
La pena più bassa è invece quella per Graziano Cicinato condannato a 2 anni e 10 mesi. Nel suo caso la pena è stata aumentata rispetto al primo grado, in cui gli erano stati dati due anni con pena sospesa. La sospensione condizionale in appello è stata invece revocata (perché la condanna è superiore ai due anni). Cicinato dovrà scontare anche altri otto mesi per il reato di perquisizione arbitraria, reato da cui era stato assolto in primo grado. Il giudice ha anche stabilito che il Comune di Parma non dovrà risarcire la parte civile proprio come era successo in primo grado. Il risarcimento alle vittime è saltato infatti per un errore degli avvocati, un ritardo cioè nel depositare le conclusioni da parte degli avvocati della famiglia di Bonsu.
Il processo d’appello per il caso di Emmanuel Bonsu – il ragazzo che l’agente Fratantuono definì con la scritta “negro” in una busta intestata al Comune di Parma con cui lo studente fu rimandato a casa – era iniziato il 7 gennaio a Bologna. Gli otto vigili urbani del comando di Parma a ottobre 2011 erano stati condannati a vario titolo in relazione a quell’arresto del 25enne ghanese (che non è stato mai presente alle udienze di Bologna). Oltre agli agenti semplici che parteciparono all’azione anche la corte d’Appello ha ritenuto responsabile tutta la catena gerarchica della polizia municipale, sino al vice-comandante Simona Fabbri che ora in appello ha ricevuto una delle condanne più dure: 5 anni di reclusione, comunque inferiore rispetto ai 7 anni e 6 mesi del primo grado. Anche lei è stata infatti assolta per alcuni reati: oltre che dalla violenza privata e in parte dal falso, anche dall’imputazione di lesioni.
Queste le altre condanne inflitte dalla corte d’appello: Stefania Spotti 5 anni (6 anni e 8 mesi in primo grado); Andrea Sinisi 4 anni (4 anni e 9 mesi in primo grado); Giorgio Albertini 3 anni e 10 mesi (4 anni e 7 mesi in primo grado), anche per lui cadono le accuse di perquisizione arbitraria e in parte di falso; Marco De Blasi 4 anni (3 anni e 4 mesi); Mirko Cremonini 4 anni e 2 mesi (3 anni e 6 mesi in primo grado). Cremonini era l’unico, assieme a Fratantuono, a dovere rispondere anche delle aggravanti, confermate in appello, della discriminazione razziale. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.