Il segretario Pd su "La Stampa" attacca i 5 Stelle. Con la riforma della legge elettorale e l’abolizione del Senato, prosegue, "gli stiamo tagliando l’erba sotto i piedi smontando uno a uno tutti i suoi soliti e triti argomenti". Boldrini: "Da loro insulti e minacce". Rodotà parla di "degrado inaccettabile nel costume e nel linguaggio". Violante "siamo a un clima micro-insurrezionale"
Quello che stanno “mettendo in scena” i 5 Stelle alla Camera per Matteo Renzi è “roba da squadristi, al limite, se non oltre, del codice penale“. E visto che dalla politica “arrivano finalmente risposte, Beppe Grillo non sa come reagire e perde la testa. È per questo che cerca la rissa, la butta in caciara e arriva addirittura a proporre l’impeachment di Napolitano, al quale siamo stati noi a chiedere di restare. Ma vedrete che quest’ultima mossa gli si ritorcerà contro e gli creerà problemi perfino nei suoi gruppi parlamentari”. Il segretario Pd, in un’intervista al quotidiano La Stampa, critica la condotta del Movimento, che a seguito della “ghigliottina” decisa dal presidente della Camera Boldrini sul decreto Imu-Bankitalia, ha occupato i banchi del governo e la commissione Affari costituzionali, impegnata sulla legge elettorale (video).
Renzi, poi, aggiunge che il Pd sta “tagliando l’erba sotto i piedi” ai 5 Stelle, “smontando uno a uno tutti i suoi soliti e triti argomenti. La riforma della legge elettorale, l’abolizione del Senato come Camera elettiva, la cancellazione delle Province, il taglio al finanziamento dei partiti e la revisione del Titolo V”. E, per quanto riguarda la richiesta di messa in stato d’accusa nei confronti del Capo dello Stato, si augura che “nessuno si lasci ingannare: non c’entrano niente la voglia di cambiamento, la Costituzione e quelle balle lì. Siamo di fronte ad una strategia lucida ma disperata: tutta studiata a tavolino”.
Sul comportamento dei 5 Stelle interviene al Tg1 anche il presidente della Camera Laura Boldrini, secondo cui usano “violenza e minacce”. E promette, in un’intervista al Corriere della Sera, che non tollererà “altri episodi simili”, perché “abbiamo assistito ad atti non tollerabili nel Parlamento di un Paese democratico. Violenze, insulti, turpiloquio, minacce, aggressioni. I deputati del Movimento Cinque Stelle si sono scagliati contro di me. Gridavano minacciosi, allungavano le braccia, urlavano i peggio improperi. Sono stati malmenati i commessi”. “Le intimidazioni e le violenze contrastano con i regolamenti e con la Costituzione. Allo stesso modo – prosegue – non saranno tollerate le offese sessiste”. Ieri infatti, alcune deputate Pd hanno denunciato il collega Massimo Felice De Rosa del Movimento per una frase (“Voi siete qui perché siete solo brave a fare pompini”) che ha rivolto loro in commissione Giustizia.
Critiche al “degrado inaccettabile nel costume e nel linguaggio” della politica anche da Stefano Rodotà che in un’intervista a l’Unità ritiene vada “spezzato il circolo vizioso di una classe politica che per cavalcare l’onda attacca la politica, e smettere di giocare con parole come impeachment. Populista non è solo Grillo, è un clima, una sindrome, un linguaggio. A cominciare dai ricatti sulla legge elettorale del tipo prendere o lasciare”. Sulla messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, prosegue il giurista scelto dal M5S come “candidato” al Colle, “non c’è nulla di anomalo nell’incarico a Monti, dopo i precedenti di Ciampi e Dini. E non si può limitare l’autonomia di scelta del Presidente nel conferire l’incarico, altrimenti si cancella la sua funzione centrale nell’ordinamento repubblicano”, rileva Rodotà secondo cui “le critiche politiche sono legittime, il resto è populismo deteriore”.
Si spinge anche oltre Luciano Violante, ex presidente della Camera, secondo cui “siamo a un clima micro-insurrezionale”, “di fronte a un’escalation di toni ed iniziative dirette a impedire agli altri deputati di partecipare ai lavori della Camera. Quel che sta accadendo non ha precedenti, neppure andando indietro alle leggi eccezionali di Bava Beccaris nel 1898, o al 1953, alle proteste in aula per la cosiddetta legge truffa”. Intervistato da Avvenire, spiega che “questa protesta travolgerà Grillo. Deve fermarsi”. E invita i deputati M5S a “riflettere bene. Che cosa possono fare di più, dar fuoco al Parlamento? Perché, se la situazione sfugge di mano non riusciranno a controllarla neanche i capi”. Inoltre, ritiene che“M5S poteva svolgere un ruolo fondamentale in questa crisi delle istituzioni, ma rinunciando a confrontarsi si è chiuso in un ghetto dal quale non sa come uscire”. E Renzi, a differenza di Grillo, “si è posto il problema di uno sbocco costruttivo, condannandolo ancor più a una sterilità politica che oggi produce forme di antagonismo violento”.
Sulla bagarre in aula interviene con un comunicato la deputata di Forza Italia Elena Centemero, componente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, che parla di “censura della verità”. Infatt, scrive, “ieri mattina, mentre cercavo di riprendere con il telefono i gravissimi atti di violenza verbale e fisica di alcuni esponenti 5 Stelle in I Commissione, sono stata strattonata affinché non potessi filmare quello che stava succedendo. Un esponente del M5S ha persino cercato di spegnere la mia registrazione“. “Ironia della sorte – aggiunge -, i sostenitori della trasparenza, delle dirette web, dei filmini sempre e comunque, sono gli stessi che si oppongono quando la cosa li riguarda. Quale verità vogliono trasmettere i 5 Stelle? Probabilmente solo la loro”.