Grandi manovre si annunciano al Ministero dello Sviluppo Economico, il Mise per gli addetti ai lavori. La partita che si gioca vede in campo diverse squadre che si contendono la nuova poltrona di segretario generale, figura scaturita dalla riorganizzazione targata Zanonato – Zaccardi. In realtà, nelle stanze dei bottoni, i giochi sarebbero già stati chiusi da un pezzo e si annuncia, con qualche settimana d’anticipo, il solito scandalo all’italiana. Qualche giorno fa Dagospia ha fornito alcune indiscrezioni, ma c’è dell’altro.
Venerdì 24 gennaio è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale il Dpcm 5 dicembre 2013, n.158 che, in attuazione dei tagli previsti dalla spending review, riduce le strutture dirigenziali e tiene conto della istituzione dell’Agenzia per la coesione, di cui tutti, le imprese per prime, sono in attesa di verificare il cambio di passo in vista dell’avvio della programmazione dei fondi comunitari 2014-20. Ma andiamo per ordine e parliamo del Mise. Cioè di quello che doveva essere il motore di rilancio dell’economia italiana ma che, in realtà, con la successione degli ultimi ministri, e cioè Romani-Passera-Zanonato, si è mostrato incapace di scelte in linea con le reali esigenze delle imprese, a totale asservimento delle esigenze del bilancio del Ministero dell’Economia e Finanze.
Da una attenta lettura della nuova organizzazione del Mise, viene fuori l’eliminazione delle strutture dipartimentali e la creazione della figura del segretario generale che dovrebbe coordinare le 15 nuove direzioni generali, che continuano ad essere tra loro caratterizzate da una forte disomogeneità di materie. Ciò perché, in sostanza, il Mise è la fusione di quattro – cinque ministeri: Industria, Comunicazioni, Commercio estero, Partecipazioni statali e Mezzogiorno. Inoltre, tutte le funzioni relative agli incentivi alle imprese ed alla vigilanza su cooperative, enti ed organismi vari in crisi, sono state accentrate in due direzioni generali… Be’ le voci di corridoio che ormai circolano da mesi, dicono che si tratta della creazione di strutture forti da destinare a dirigenti vicino all’attuale vertice politico–amministrativo che fa capo proprio a Zanonato-Zaccardi. La questione comunque si risolverà a breve, anche perché, con l’entrata in vigore del Dpcm (15 giorni a decorrere dal 24 gennaio) le attuali direzioni generali dovrebbero essere delegittimate a operare.
Sul sito del Mise, alla sezione Trasparenza, è inserita una comunicazione del capo di gabinetto (Zaccardi) per la presentazione delle candidature per la copertura dei posti di responsabili delle nuove direzioni generali. Se si considera che la scadenza era fissata al 10 gennaio viene spontaneo supporre che i giochi sarebbero già stati fatti e che l’unico ostacolo è dato dall’evoluzione della situazione politica. Le bocche sono cucite ma, dal sito internet, si riscontra che la copertura dei posti di direttore generale e di segretario generale incappa in una estrema rigidità dovuta al numero di dirigenti interni a cui deve essere garantito l’incarico. Così sembra sfumare la candidatura dei due capi dipartimento uscenti. Le indiscrezioni vanno certamente riconsiderate alla luce della nuova situazione politica, nonché rispetto all’entourage del ministro Zanonato e di quella che è stata la squadra dell’ex ministro Bersani.
Infatti, oltre al duo Carlo Sappino e Simonetta Moleti, che sarebbero in procinto di conquistare il posto a cui aspirano, non si può ignorare l’uscita di scena dell’ex direttore generale per le politiche industriali, Andrea Bianchi, che doveva essere nominato capo dipartimento, invece passato ad un incarico di secondo livello in Confindustria. Inoltre non è presente negli attuali organigrammi della gestione Zanonato-Zaccardi, Antonio Lirosi, già capo di Gabinetto di Enrico Letta in via Veneto, poi con Bersani e primo Mister Prezzi, che qualche indiscrezione indica ancora come altro possibile candidato alla carica di segretario generale. Potrebbe essere della partita anche Amedeo Teti, direttore generale di lungo corso, candidato nelle liste di Scelta Civica nel Lazio alle passate elezioni politiche. A meno che non compaia all’ultimo momento un candidato di nomina tutta politica che metta tutti d’accordo. Noi in questa partita, purtroppo, siamo come al solito solo spettatori.