Letta, presente per l’occasione, ripete con qualche inesattezza i propositi di sempre. In sostanza, poco o nulla di concreto.
Telecom annaspa, la sua rete, fondamentale per lo sviluppo del paese, resta ferma, mentre nel resto d’Europa i principali operatori sono impegnati nello sviluppo della fibra ottica. Gli italiani continuano ad avere un rapporto con le tecnologie, soprattutto con internet, quasi da nazione in via di sviluppo (le statistiche ci inchiodano costantemente a questo dato), la telefonia mobile di nuova generazione stenta a partire, ingolfata dalla scarsità di risorse e dalla mancata liberazione delle frequenze occupate dalla televisione. La pubblica amministrazione, tranne rare eccezioni, latita nell’uso “facile” della rete.
Eppure, Obama nell’ultimo discorso sullo stato dell’unione ha fatto ampio riferimento alle opportunità offerte dalle tecnologie e al ruolo delle compagnie di settore. Ha cioè messo al centro della sua azione anche un tema che i nostri politici nella migliore delle ipotesi orecchiano. Ma tant’è. Noi abbiamo l’ennesimo piano (Caio) e l’ennesimo “vedremo e faremo”.
Intanto a Mediaset è stato assegnato il quinto mux (quello nato originariamente per fare TV sui telefonini) e così la gara sarà ancor più incerta quanto al risultato economico per le casse dello Stato. Ma si sa, toccare il tema delle frequenze non è possibile. Enormi interessi impediscono di sfruttare tecnologicamente ed economicamente questo immenso patrimonio. Così fa “sorridere” quando Caio, con Letta presente, indica nelle connessioni mobili (quelle che usano le medesime frequenze) il futuro dello sviluppo infrastrutturale.