Il caso Kabobo riapre una questione eternamente irrisolta. Parlano i dirigenti del centro di Castiglione delle Stiviere (Mantova): "Qui non ci sono agenti di custodia, dipendiamo dall'Asl". Intanto si aspetta l'abolizione prevista da una riforma sempre rimandata. Il direttore Straticò:"Fondi insufficienti per il personale"
“Un orrore inaccettabile in un paese appena civile”. Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito gli Ospedali psichiatrico-giudiziari. Il primo aprile dovrebbero sparire se verranno rispettati i tempi della riforma voluta ai Ministeri di Salute e Giustizia. Qui un detenuto ‘diventa’ un internato sottoposto a una misura di sicurezza psichiatrica, perché ritenuto socialmente pericoloso. In Italia sono sei gli Opg: Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere. In totale sono circa 1400 gli internati. Mentre i primi cinque istituti fanno parte dell’amministrazione penitenziaria, l’ultimo, in provincia di Mantova, è l’unico a essere una struttura dell’Asl cha ha una convenzione con il Ministero di Giustizia. La questione è tornata d’attualità con il caso Kabobo e le proteste – della Lega, ma non solo – dopo che una perizia del tribunale chiedeva il trasferimento in Opg dell’uomo che a Milano ha ucciso tre persone a caso a colpi di piccone perché sentiva “delle voci”. Ma i giudici del riesame hanno deciso per la permanenza in carcere.
“A Castiglione abbiamo problemi di sovraffollamento – spiega Gianfranco Rivellini, psichiatra e responsabile della sezione femminile e dell’area riabilitativa dell’Opg mantovano, dove Kabobo sarebbe stato trasferito se i giudici avessero decidero in quel senso – considerato che attualmente ci sono 300 internati, 200 uomini e cento donne, mentre la capienza è di 217 persone. Siamo l’unico Opg ad avere una sezione femminile e accogliamo donne da tutta Italia, mentre i maschi arrivano da Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta. Essendo una struttura dell’Asl, all’interno non abbiamo agenti di polizia penitenziaria e la sicurezza è sulle spalle dal personale dell’azienda ospedaliera”. Particolare non di poco conto e che preoccupa Rivellini: “Da noi gli internati si muovono abbastanza liberamente ed è ovvio che problemi ce ne sono. Non ci sono celle, ma stanze, 4 reparti di cura, laboratori espressivi, un parco, un bar e una comunità esterna dove lavorano gli internati… Non ci sono barriere interne e la presenza di pluriomicidi non è certo cosa rara. Il personale (14 medici, 58 infermieri e 110 operatori socio-sanitari, 2 psicologi, ndr) ha il suo bel da fare per gestire 300 persone con quadri clinici molto diversi“.
Meglio sarebbe, secondo Rivellini, che detenuti con disturbi psichici venissero prima curati, come previsto dall’articolo 286 del codice di procedura penale, nelle strutture in cui “è possibile garantire l’incolumità degli altri soggetti e limitare il pericolo di fuga, che esiste nell’Opg”. Negli ultimi tre anni a Castiglione sono state effettuate più di 600 dimissioni con un ricambio della popolazione degli internati del 94%. “Un dato – aggiunge Ettore Straticò, direttore dell’Opg mantovano – che evidenzia come non si possa parlare di ‘ergastolo bianco’ da noi. Ovvio che si tratta di dimissioni graduali, assistite per un certo periodo di tempo dai Dipartimenti di Salute Mentale”.
Insomma, la direzione presa dalla struttura mantovana sembra essere quella caldeggiata dalla riforma che dovrebbe chiudere gli Opg dal prossimo primo aprile a favore di residenze più piccole (Rems, Residenze per Esecuzione di Misure di Sicurezza) che privilegino l’aspetto sanitario e riabilitativo, rispetto a quello della custodia e della contenzione. Una riforma legislativa in grado di eliminare quelle “discariche sociali – per dirla con Ignazio Marino, sindaco di Roma che da parlamentare ha presieduto la Commissione d’inchiesta sugli Opg che ha portato alla stesura della legge e ha stabilito una data per la chiusura degli stessi – in cui sono stati rinchiusi, e per lo più dimenticati, malati scomodi”.
In alcune di queste strutture la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale ha riscontrato situazioni disumane (guarda il video): persone legate nude ai letti, con al centro un buco arrugginito per la fuoriuscita degli escrementi; luoghi senza frigorifero per raffreddare l’acqua da bere, nonostante la temperatura di 40 gradi e gli internati che utilizzavano la latrina di un bagno alla turca per rinfrescare le loro bottiglie d’acqua; soggetti internati senza alcuna pericolosità sociale. Ma la chiusura degli Opg , peraltro già prorogata perché sarebbe dovuta avvenire a marzo del 2013, potrebbe slittare. Non sembrano esserci le condizioni per attuarla. La realizzazione delle mini-residenze non sembra vicina.
Ci sono, poi, problemi legati all’organizzazione, ai fondi e al personale: “Se lo stanziamento di 150 milioni di euro per le strutture – spiega Straticò – sembra bastare, insufficiente pare essere quello per il personale: 55 milioni nel 2012 e 38 nel 2013 da mantenere a regime. Fondi ai quali si dovrebbe attingere anche per potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale del territorio sui quali ricadranno i casi meno gravi trattati attualmente negli Opg. Mentre i più gravi saranno seguiti nelle Rems, che a loro volta potrebbero rivelarsi, a causa della scarsità del personale assegnato, non atte a garantire la sicurezza interna ed esterna”.
Aggiornato dalla redazione web alle 13,40