I manifestanti sono arrivati da tutto il Paese per partecipare all’iniziativa "Un treno per la libertà". Obiettivo, raggiungere il Parlamento per consegnare al ministro della Giustizia Alberto Ruiz Gallardon un appello contro il progetto normativo che permette il ricorso all'interruzione di gravidanza solo in due casi: violenza sessuale e pericolo di vita accertato per la madre
Al grido di ‘no penar para abortar‘ (‘non soffrire per abortire’), migliaia di persone provenienti da varie città della Spagna si sono mobilitate a Madrid contro il restrittivo progetto di riforma della legge dell’aborto, approvato lo scorso dicembre dal governo conservatore di Mariano Rajoy. A partire dalle dieci del mattino, i manifestanti sono giunti su alcune decine di treni e autobus alla stazione di Atocha, per partecipare all’iniziativa “Un treno per la libertà”, indetta da due associazioni di donne delle Asturie, alla quale hanno aderito oltre un centinaio di associazioni sul territorio nazionale, per marciare lungo il Paseo del Prado fino al Congresso dei deputati, dove consegnare un appello contro la proposta di legge.
‘Yo decido‘ e ‘Gallardon, dimission‘, gli slogan intonati dai manifestanti che chiedono il ritiro della riforma e le dimissioni del ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardon, promotore del progetto di legge. Quest’ultimo abroga il diritto delle donne ad abortire nelle 14 settimane di gestazione, contemplato dalla legge approvata nel 2010 dal governo socialista di Zapatero, consentendo l’interruzione di gravidanza solo nel caso di violenza sessuale, di grave rischio per la salute fisica e psicologica della madre, quando sia certificato da almeno due medici, e in caso di malformazione del feto solo quando questa sia incompatibile con la vita.
video di Alessandro Madron
Da Madrid a Londra, da Bruxelles a Parigi, da Amsterdam a Roma, Milano, Torino e in numerose altre città italiane, fra cui Bologna, Vercelli, Cosenza, Catania e Siena, sono stati convocati oggi, attraverso i social network, concentramenti di protesta contro la contestata riforma davanti ambasciate e consolati spagnoli.