Oramai pare deciso: una delle ultime aree verdi del centro di Torino (denominata “area ex Westnghouse”) seppure già saccheggiata da impianti sportivi, sparirà coperta dal cemento. Un centro congressi da 5000 posti, una torre albergo alta novanta metri (con a poche centinaia di metri di distanza il grattacielo di Renzo Piano che di metri ne conta 166), una residenza per studenti, un parcheggio interrato e, toh, un ennesimo supermercato, questa volta è la Esselunga del Caprotti di “Falce e carrello”. La zona è già una delle più povere di verde di tutta la città. Ora è destinata ad averne ancora meno e quello che residuerà sarà su soletta. 160 alberi tra querce, faggi, e aceri verranno abbattuti. In più, è una zona in cui è ancora vivo un commercio al dettaglio costituito da botteghe ed un grande mercato all’aperto, che ovviamente subiranno la concorrenza della grande distribuzione.

Straziante la lettera che una signora che abita nel quartiere ha inviato in proposito al sindaco Fassino, di cui riporto un passo significativo: “Vorrei ricordarLe che le aree verdi appartengono a tutti i cittadini e sono inalienabili in quanto necessarie per il bene comune, lo stesso bene comune per il quale ha combattuto Suo Padre ed è morto Suo Nonno. Vorrei ricordarLe che un albero di 100 anni è un monumento alla Vita e che è ridicolo pensare di sostituirlo con un alberello da vivaio e che il “verde su soletta” non ne è che un pallido simulacro. Vorrei ricordarLe che in un luogo dove molte generazioni di persone hanno vissuto e sofferto esiste un “genius loci” che non può essere calpestato per un pugno di soldi. Vorrei ricordarLe che una buona Amministrazione programma le spese in modo avveduto e che il fare e disfare costa molti sacrifici alla comunità.”

Bellissima lettera, ma che sicuramente non avrà grande presa sullo smunto ed asettico primo cittadino della metropoli, e stessa fine probabilmente avrà la petizione per salvare l’area verde. Per intanto il Comune incassa 16 milioni di euro per la cessione appunto di detta area, e, quando si realizzerà il complesso, gli oneri di urbanizzazione, che costituiscono uno dei motori principali di pressoché tutti gli interventi urbanistici approvati in questa povera città. Certo che però la politica di questo comune appare un po’ schizofrenica. Mira a far cassa a tutti i costi, ma, udite udite, sullo stesso sito doveva ergersi la cosiddetta “biblioteca Bellini” (dal nome dell’architetto milanese che vinse il concorso), che avrebbe dovuto raggruppare tutte le biblioteche della città. Il solo progetto costò alla città mal contati 16,6 milioni di euro alla precedente giunta Chiamparino. E la biblioteca non fu mai realizzata. Pende in proposito un procedimento presso la Corte di Conti di Torino.

Trionfale l’articolo del quotidiano La Stampa circa l’operazione immobiliare sull’area ex Westinghouse del 31 dicembre.

Lo stesso quotidiano che un mese dopo si lagna del fatto che l’Italia si allaghi a causa degli errori ed omissioni della nostra classe politica.

A margine: l’operazione immobiliare cancellerà anche una vasta area dedicati ai cani. Dove andranno i quadrupedi a fare la cacca?

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