Occupano a Roma il ministero dello Sviluppo economico per farsi ascoltare dal premier Enrico Letta. Sono i sindaci della zona di Termini Imerese, un territorio della Sicilia che oggi soffre, oltre alla crisi, la chiusura definitiva dello stabilimento Fiat, dopo la decisione di Sergio Marchionne. Nel 2009 però il governo aveva promesso il rimpiego dei lavoratori, di trovare altre aziende in cui collocarli. Parole reiterate nel 2011 e rimaste vane fino ad oggi. A tutto ciò si aggiunge la beffa di nuovi licenziamenti: 174 lavoratori degli indotti Lear e Clerprem specializzati nell’imbottitura dei sedili che dal 31 dicembre 2013 sono rimasti a casa. Dopo la mobilitazione sindacale di ieri in via Veneto, gli amministratori hanno deciso di alzare il tiro della protesta occupando l’aula del parlamentino in cui avevano incontrato il sottosegretario allo sviluppo economico Claudio De Vincenti. “Il governo deve appoggiare la nostra vertenza, dare concretezza alle promesse fatte negli anni, far capire ai lavoratori che è dalla loro parte”, dice il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato. All’una e mezza di oggi la protesta viene sospesa. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, chiama i sindaci. “Ci ha promesso che il governo sarà in prima linea, e ci sarà durante l’incontro qui al Mise previsto il 14 febbraio, questa per noi è una speranza”, afferma ancora Burrafato. I sindaci sperano anche in un ripensamento di Fiat su Termini Imerese e in interventi mirati dello Stato che possano riuscire a trattenere il Lingotto, sempre più esterofilo, in Italia di Irene Buscemi
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