I due amici e parenti passano la notte a Roma, in casa Agnelli, in via XXIV maggio, di fronte al Quirinale. E l’indomani mattina, ancora all’alba, ripartono per Malta, dove il tempo dovrebbe essersi ristabilito. Niente da fare. Ritorno in Costa Azzurra, cielo grigio. Agnelli dice a Caracciolo che è meglio spostarsi a Parigi. Il principe Caracciolo lo invita alla calma, Agnelli lo pianta lì da solo. Pochi possono avere infinite possibilità economiche e tempo libero per permettersi una vita così. E spesso non basterebbero. Così dalla meteoropatia, di cui Agnelli soffriva e dalla quale fuggiva a bordo di aerei privati, con strascichi fisici non indifferenti, noi gente comune dobbiamo in qualche modo guarire. Nei casi più gravi è difficile anche alzarsi dal letto. Un test rivela la patologia, la cura è più complessa. Ne sono colpite 5 persone su cento. Molte. C’è chi suggerisce cure termali, con alternanza di acqua calda e fredda, agopuntura, omeopatia o fitoterapia. Nei casi più gravi – che si manifestano sotto forme di depressione – non restano che gli psicofarmaci.
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Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 3 febbraio 2014