Il segretario del Pd sottolinea che "non basta più" essere contro il Cavaliere. Ma un sondaggio Ipsos dice che con l'Udc il centrodestra supererebbe quota 37% e vincerebbe le elezioni. E Grillo? "E' in difficoltà. Se la politica fa le cose che promette, lui si sgonfia come un palloncino". Il leader centrista risponde: "Con la destra per programma innovativo". Ma il capo di Ncd: "Gara per il candidato migliore"
“Se siamo credibili, prendiamo un voto più degli altri. Certo, se per farci paura basta uno starnuto di Pier Ferdinando Casini, allora ‘Houston abbiamo un problema’”. Matteo Renzi, intervistato da La Repubblica, si mostra sicuro. L’ultima piroetta di Pierferdinando Casini, dato in avvicinamento (di nuovo) a Silvio Berlusconi, non lo spaventa. “Siamo il Pd, noi. Dobbiamo dire qual è la nostra idea di società. Non basta più essere contro Silvio Berlusconi – spiega il segretario Pd – Se vogliamo il bipolarismo non mi stupisce che Casini stia di là”, ma una vittoria del Pd “non dipende dal sistema di voto, vinci se affascini gli italiani con le tue idee, non se pensi di farti la legge su misura“. Alle urne i democratici si presenteranno con un’alleanza “con forze di centro e di sinistra”, ma il punto “è impedire il potere di ricatto dei piccoli partiti”.
Eppure l’ultimo sondaggio Ipsos fa sapere che un’alleanza tra Fi e Udc porterebbe il centrodestra ad ottenere il 37,9% dei consensi, affermandosi al primo turno e, con il premio di maggioranza, a conquistare 326 seggi. Insomma, la legge elettorale partorita da Renzi e Berlusconi potrebbe produrre uno scenario potenzialmente pericoloso per il Partito democratico. Secondo il sondaggio sono due le ipotesi che si delineano nell’orizzonte politico italiano. Nella prima, antecedente la decisione di Casini di rientrare nella coalizione di centrodestra, si renderebbe necessario il turno di ballottaggio giacché nessun partito o coalizione raggiunge la soglia del 37%: il centrosinistra otterrebbe il 36%, il centrodestra il 34,8%, il M5s 20,7% e il Centro il 5,4%. Il secondo scenario prevede l’ipotesi di un’alleanza dell’Udc con il centrodestra che in tal caso raggiungerebbe il 37,9%, affermandosi al primo turno, conquistando il premio di maggioranza e ottenendo 326 seggi (di cui 259 a FI e 67 a Ncd), rispetto ai 185 del centrosinistra (tutti al Pd) e ai 106 del M5S.
Reagisce all’accusa di trasformismo il diretto interessato, Casini: “Ho scelto di allearmi con il centrodestra non per far rivivere i partitini e le nomenclature del passato – assicura parlando a La Telefonata di Belpietro, su Canale 5 – ma per dar vita ad un programma serio e innovativo. Fa bene Matteo Renzi a non meravigliarsi di questa mia scelta politica che ha come obiettivo anche la riorganizzazione del Ppe“. D’altra parte, ribadisce Casini, “il progetto centrista è fallito, anche perché l’area del terzo polo è stata occupata da Beppe Grillo, un populista pericoloso”. Certo, il ritorno a casa non sembra profilarsi proprio come indolore: “Per noi c’è una pre-condizione per rientrare, ovvero il riconoscimento della leadership di Berlusconi – dichiara Laura Ravetto ad Agorà, su Rai Tre – E non l’ho ancora sentito pronunciarsi su questo. Non è questione di tornare sui ceci, se ci fosse un riconoscimento della leadership ben vengano tutte le persone che possono contribuire alla vittoria del centrodestra”. Tuttavia qualcosa da quelle parti comincia a scricchiolare. L’argomento tabù – l’incandidabilità di Berlusconi – viene fuori da Angelino Alfano: “Per metterci insieme e battere la sinistra – dice ad Agorà – le primarie sono il metodo migliore. Nel momento in cui il presidente Berlusconi non è candidabile, possiamo fare una gara che ci metta nelle condizioni di scegliere il candidato voluto dalla base del centrodestra. In questo momento, per ragioni che non sono ascrivibili alla sua volontà e che abbiamo sempre considerate ingiuste, non è candidabile. La differenza non è da poco”.
Ma anche nell’altra parte dell’ex polo di Monti ci sono movimenti: “Casini non è una sorpresa – dichiara Stefania Giannini, segretario di Scelta Civica – mi sembra coerente con una posizione politica che si è sempre basata sul tatticismo, sulla ricerca di una collocazione migliore per la propria sigla”, Scelta civica invece si prepara a un’alleanza di centrosinistra. E Andrea Romano, capogruppo montiano, conferma: “Finché in campo rimarrà Berlusconi nel centrodestra non c’è alternativa al berlusconismo. Ma il vero potenziale di cambiamento è sull’altro versante dove Renzi ha scardinato il fronte della sinistra tradizionale e conservatrice”. Per concludere la panoramica sul piccolo mondo di centro i più spaesati sono i Popolari per l’Italia, ex montiani: “Popolarismo e populismo insieme non ci stanno, caro Casini” scrive su facebook Andrea Olivero.