LA GIORNATA
L’ennesima dimostrazione di geometrica potenza della Juve travolge anche l’Inter. Con la Roma e il Parma che non giocano, sospesa per maltempo la sfida dell’Olimpico, il Napoli e la Fiorentina che scivolano sulle bucce di banana di Cagliari e Bergamo, i bianconeri sono l’unica squadra delle prime otto in classifica (insieme al Verona) ad allungare. Pur avendo sulla carta la partita più difficile, la Juve parte in discesa con il gol di Lichtsteiner e nei buchi delle maglie difensive di Mazzarri trova tutti gli spazi necessari per schiacciare l’Inter e chiudere la partita già in apertura di secondo tempo con le reti di Chiellini e Vidal (undicesima in campionato). Nell’inutile gol della bandiera nerazzurra, messo a segno da un difensore che lo scorso anno con il medesimo tecnico era riserva a Napoli, l’anagramma di una sconfitta e di tempi grami. In barba alle regole delle matematica, da Ronaldo a Rolando non cambia solo l’ordine degli addendi, cambia anche il risultato.
Nemmeno un illusorio 3-1 come quello ottenuto lo scorso anno con Stramaccioni, nella prima sconfitta casalinga dei bianconeri allo Juventus Stadium, avrebbe potuto oggi mutare i destini delle squadre. Mai nella storia dei campionati con 3 punti a vittoria le due squadre si erano incontrate con 23 punti di distacco, oggi diventati 26, e in campo questa differenza si è vista tutta: nel gioco, nella corsa, nei duelli individuali, nella voglia di giocare a calcio. E quando nella ripresa sotto di tre gol Mazzarri fa entrare l’argentino Botta e Conte risponde concedendo qualche minuto a Vucinic, oscuro oggetto del desideri del mercato interista che per arrivare a lui sembrava disposta a sacrificare Guarin, il suo miglior giocatore, ecco che si capisce che il derby d’Italia oggi non è una sfida ad armi pari. A dare una mano alla Juventus, che prosegue nella sua media punti record che la porterebbe oltre i cento punti, anche le altre contendenti che a febbraio decidono di mostrare i loro limiti, e aprire le loro piccole crisi.
Più che in crollo è un tracollo quello degli uomini di Benitez a Bergamo. Complimenti all’Atalanta, capace di sfruttare gli errori degli avversari, a partire dalla papera di Reina sul primo dei due gol dell’ex Denis, ma la figuraccia azzurra è imbarazzante. Va bene che Higuain, Hamsik e Jorginho sono lasciati a riposo in vista della semifinale di Coppa Italia di mercoledì, ma una squadra che punta in alto non può giocare così male. Se dopo due punti in tre partite è crisi – o fallimento di un progetto, come alcuni già lo definiscono – lo si scoprirà presto: sabato sera al San Paolo arriva il Milan per un match che può rilanciare entrambe le squadre. Dello stop del Napoli non ne approfitta la Fiorentina, che nell’anticipo del sabato regala al Cagliari la prima vittoria da due mesi. Anche per il flop di Montella le responsabilità sono da dividersi tra il turnover e una certa supponenza nell’affrontare gli avversari.
Probabilmente la zona Champions è troppo lontana, ma il campionato di Verona e Torino (e del Parma, ovviamente) meriterebbe davvero il premio della vetrina europea. Gli scaligeri vincono con il suggello dell’anziano Toni (decimo gol), e annichiliscono le speranze del rivoluzionato Sassuolo, con il nuovo tecnico Malesani in panchina e sette nuovi giocatori in campo. I granata con il colpo del giovane Immobile rischiano invece di vincere a San Siro con il Milan, che trova il pari solo con la fortunosa sortita offensiva del difensore Rami e non certo grazie a un gioco che resta lento, macchinoso e prevedibile. L’infornata di mezzepunte sembra il canto del cigno di un allenatore stanco e incapace di adattarsi ai mutamenti del presente, piuttosto che la fresca idea di un giovane tecnico cui è data la possibilità di esprimere il proprio desiderio. A Seedorf è concesso osare, inutile fingere di.
Chi invece senza troppi fronzoli per la testa sta tenendo una media straordinaria è Reja: per il tecnico friulano, ancora imbattuto, sono undici punti in cinque partite. La “minestra riscaldata” rientrata alla Lazio per sostituire Petkovic, assiste in fase di mercato alla partenza del suo miglior giocatore e non si perde d’animo: dà fiducia al giovane talento Keita e ne viene ripagato con tre punti che valgono il contro-sorpasso sul Milan. Rossoneri che stasera potrebbero essere superati anche dal Genoa, che ospita la Sampdoria in un derby che tutta la città voleva giocare di sera, o anche nel tardo pomeriggio per non sovrapporsi alla fiera cittadina. Ma oramai in Italia – vedi la farsa di Roma-Parma – si dà per scontato che i calendari li debba fare Sky. In fondo alla classifica importante il successo esterno dell’Udinese nello scontro diretto con il Bologna, mentre il pirotecnico pareggio tra Catania e Livorno più che le due squadre sembra far felici gli scommettitori.
IL PERSONAGGIO
La Fiat cambia nome, le fabbriche abbandonano Torino, ma lo svizzero Stephan Lichtsteiner rappresenta quella linea di continuità che ha da sempre caratterizzato la Juventus: storicamente squadra operaia. Per paradosso, la squadra dei padroni è la squadra tifata dall’operaio massa delle catene di montaggio, contrapposto al granata radical e borghese, per estensione, è la squadra che in campo da sempre riproduce il sistema fordista. E anche oggi, da Torricelli a Di Livio, da Birindelli a Pessotto, operai del pallone che altrove avrebbero fatto storcere palati presunti fini, sono stati il cuore e l’anima dei più recenti successi bianconeri. Ieri sera, con quel taglio eseguito alla perfezione per incontrarsi col pallone di Pirlo, Lichtsteiner ha trascinato i compagni verso il terzo scudetto consecutivo. Pagato nemmeno un milione dalla Lazio, dieci volte tanto dalla Juve, mentre altri inseguivano nomi e ruoli dal packaging più lussuoso ma dai contenuti assai meno efficaci, nella squadra di Conte è il fondamentale anello di congiunzione della catena di montaggio che partendo da Vidal, Pirlo e Pogba arriva a Tevez e Llorente. E se in città le fabbriche sono chiuse o ridimensionate da nuovi e vecchi padroni, lo spirito operaio di Torino sopravvive, ironia e nemesi della storia, nella Juventus di Lichtsteiner.
LA SPIGOLATURA
Roma allagata, il Tevere in piena, centinaia di persone sfollate, milioni di euro di danni, la Protezione civile che lancia l’allerta e il Prefetto che invita la gente a non recarsi in città se non strettamente necessario. Ma il calcio televisivo no, quello non si può fermare. Con Sky scottata dalla decisione del prefetto genovese di spostare l’anticipo domenicale di mezzogiorno al lunedì sera, che un derby in concomitanza con la fiera cittadina era impensabile, non si poteva perdere anche l’incontro di cartello della domenica pomeriggio. E così in una Roma alluvionata, con alberi che cadevano per le strade e interi quartieri periferici sommersi, il dio della televisione ha imposto che alle 15 doveva esserci il calcio d’inizio di Roma-Parma: una partita farsa, impossibile da giocare, con l’arbitro De Marco che provava in tutti i modi a far rimbalzare il pallone cercando di convincere prima di tutto se stesso. Per soli 8 minuti, prima di arrendersi all’evidenza che andava rinviata. A marzo, o ad aprile. Quando poi le televisioni a pagamento si lamentano che sono loro a foraggiare il calcio, sono pregate di ricordare che sono invece proprio loro a essere mantenute dai tifosi con costosissimi abbonamenti annuali. E il gioco televisivo dei pacchi non è sempre un successo assicurato.
RISULTATI
Bologna-Udinese 0-2 (Di Natale al 15′ p.t. e Lopez al 47′ s.t.)
Cagliari-Fiorentina 1-0 (Pinilla su rigore al 39′ p.t.)
Milan-Torino 1-1 (Immobile (T) al 17′ p.t, Rami (M) al 4′ s.t.)
Atalanta-Napoli 3-0 (Denis al 2′ s.t. e al 19′ s.t., Moralez al 25′ s.t.)
Catania-Livorno 3-3 (Emeghara (L) al 5′ s.t. e al 32′ s.t., Bergessio (C) al 16′ s.t., Paulinho (L) su rigore al 26′ s.t., Barrientos (C) al 30′ s.t. e Almiron (C) al 43′ s.t.)
Chievo-Lazio 0-2 (Candreva al 6′ p.t. e Keita al 25′ s.t.)
Roma-Parma (rinviata)
Sassuolo-Verona 1-2 (autogol di Manfredini (S) al 5′ s.t., Toni (V) al 41′ p.t. e Floro Flores (S) al 47′ s.t.)
Juventus-Inter 3-1 (Lichtsteiner (J) al 15’ p.t., Chiellini (J) al 2’ s.t. e Vidal (J) al 10’ s.t., Rolando (I) al 27’ s.t.)
Genoa-Sampdoria (stasera alle 20.45)
CLASSIFICA
Juventus 59
Roma 50*
Napoli 44
Fiorentina 41
Verona 35>
Inter 33
Torino 33
Parma 32*
Lazio 31
Milan 29
Genoa 27*
Atalanta 27
Sampdoria 22*
Cagliari 24
Udinese 23
Chievo 18
Bologna 18
Sassuolo 17
Livorno 17
Catania 15
* una partita in meno
MARCATORI
14 gol G. Rossi (Fiorentina)
12 gol Berardi (Sassuolo)
11 gol Immobile (Torino), Tevez e Vidal (Juventus)
10 gol Cerci (Torino), Palacio (Inter), Higuain (Napoli), Toni (Verona)
9 gol Balotelli (Milan), Callejon (Napoli), Denis (Atalanta), Eder (Sampdoria), Llorente (Juventus) e Gilardino (Genoa)
PROSSIMO TURNO
Fiorentina-Atalanta, Udinese-Chievo (sabato 8 febbraio, ore 18:00), Napoli-Milan (sabato, ore 20:45), Torino-Bologna (domenica 9, ore 12:30), Verona-Juventus, Lazio-Roma, Livorno-Genoa, Parma-Catania, Sampdoria-Cagliari (domenica, ore 15:00), Inter-Sassuolo (domenica, ore 20:45)