L'emendamento alla nuova legge sull'immigrazione in discussione alla Camera è di Philip Lee, deputato conservatore per Bracknell. Se dovesse passare, il ministro dell’Interno avrebbe il potere di chiedere agli immigrati, alla frontiera o al momento di richiedere un visto, il proprio stato sierologico
Vietare l’ingresso nel Regno Unito a chi è sieropositivo o malato di epatite B. Questo è quello che intendono fare quei venti parlamentari conservatori che, a Westminster, hanno presentato un emendamento alla nuova legge sull’immigrazione in discussione in queste ore nelle aule della Camera dei Comuni. Presentato da Philip Lee, deputato conservatore per Bracknell, l’emendamento ha trovato il favore di un gruppo di altri parlamentari, compreso un ex medico. Così, ora, nelle aule del potere si discuterà se far entrare o meno il Regno Unito in quel gruppo di sessanta Paesi che nel mondo – secondo una lista delle Nazioni Unite – proibiscono l’ingresso nei loro territori a sieropositivi e malati di epatite.
Intanto, mentre in queste ore si discute se una tale limitazione possa trovare facile dimora all’interno del recinto dell’Unione europea, le associazioni contro l’Aids si ribellano. Daisy Ellis, capo degli affari parlamentari per il Terrence Higgins Trust, ha subito bollato la mossa come “oltraggiosa. Sarebbe il provvedimento più duro mai emesso dal Regno Unito e da un Paese europeo nei confronti delle persone sieropositive. Nessuno ci aveva mai pensato prima, negli ultimi trent’anni in cui abbiamo dovuto convivere con questa epidemia. Una tale politica porterebbe il Regno Unito in un’era oscura”.
Se l’emendamento dovesse passare, il ministro dell’Interno Theresa May avrebbe il potere di chiedere agli immigrati di mostrare, alla frontiera o al momento di richiedere un visto, il proprio stato sierologico. A supportare l’emendamento anche Graham Brady, il parlamentare a capo del comitato “1922”, un gruppo di potere che più volte, in quasi cento anni di storia, ha influenzato la politica dei vari governi conservatori. Fra quei deputati firmatari, appunto, anche un ex medico di famiglia, qualche uomo di scienza e, soprattutto, il nocciolo duro dei conservatori più a destra.
Un’altra attivista contro l’Aids, Deborah Jack del National Aids Trust, ha aggiunto: “Il Regno Unito ha resistito per trent’anni, nessuno mai aveva pensato a tali misure. E se questo emendamento dovesse passare, il nostro Paese si metterebbe esattamente nella direzione opposta in cui tutti stanno andando o stanno cercando di andare. Questo è pregiudizio contro l’Hiv nella sua forma più pura e acuta”. Nel Regno Unito mancano statistiche sullo stato di salute degli immigrati di recente arrivo. Secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi lo scorso novembre, alla fine del 2012 circa 99mila persone nel Paese erano sieropositive, 77mila avevano ricevuto una diagnosi mentre circa 22mila, si stima, erano ancora inconsapevoli del proprio stato sierologico.
I test effettuati nel Paese, sempre nel 2012, sono stati 903mila, le nuove infezioni in quell’anno sarebbero state fra le 6mila e le 7mila. Delle 99mila persone infettate, circa 42mila (fra consapevoli e inconsapevoli) erano uomini omosessuali. Il tasso di mortalità è stato comunque bassissimo, nonostante la metà delle nuove diagnosi sia avvenuta a uno stadio avanzato dell’infezione, quando le cure sarebbero già necessarie.