In Sicilia si continua ad immaginare il futuro semplicemente come la perpetuazione del recente passato, con le sue pratiche quasi mai edificanti e non c’è purtroppo un Crocetta o un Orlando capace di cambiare abitudini tanto consolidate. Quando si tratta di spesa assistenziale e clientelare a favore di sedicenti lavoratori con in pugno l’arma dell’emergenza sociale oppure di governo del territorio (vedi città e coste), la musica è sempre la stessa da decenni: stabilizzazioni di lavoratori non assunti in base a pubblici concorsi e condoni più o meno mascherati.
In questi giorni è da registrare la solitaria lotta del presidente della commissione urbanistica dell’Ars, Giampiero Trizzino, che ha promosso un Ddl del M5S teso a contrastare la circolare dell’assessore Lo Bello che di fatto allarga l’ultima sanatoria edilizia anche alle aree a vincolo relativo (per intenderci: aree soggette a vincolo paesaggistico, a vincolo idrogeologico, ecc.). Pare che l’espediente giuridico “resuscitato” all’occorrenza sia un semplice parere del Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga) reso all’interno di un ricorso per una veranda!
In forza dell’art. 14 dello Statuto, la Sicilia gode di competenza esclusiva in materia di governo del territorio: le leggi statali non si applicano se non in quanto richiamate dalla legge regionale.
L’ultimo condono edilizio (Legge 326/2003) è stato attuato in Sicilia dal solo art. 24 della Legge regionale 15/2004. Il recepimento sic et simpliciter della norma ha aperto questioni interpretative circa la sua corretta portata: in altre parole, ci si è chiesti se la legge nazionale deve essere calata a livello regionale nella sua interezza oppure se sono ancora applicabili le prescrizioni di cui all’art. 23 della Legge regionale 37/1985 che recepiva un precedente condono nazionale. Il problema, di non poco conto, si manifesta soprattutto in considerazione del fatto che nel primo caso, la sanatoria non opererebbe nelle zone vincolate qualunque esse siano, fatte salve le opere di edilizia minore presenti su aree a vincolo relativo; nel secondo caso, invece, la sanatoria potrebbe applicarsi nelle aree a vincolo relativo, ma non anche in quelle sulle quali insiste un vincolo assoluto.
Negli ultimi giorni, tanto a livello regionale, quanto a livello comunale si è avviata una forte accelerazione al recepimento del citato parere del Cga, al fine di chiarire il nodo interpretativo e snellire le pratiche di condono giacenti negli uffici. Nel solo comune di Palermo le istanze di condono ammonterebbero a 30.000, di cui quasi la metà relative ad immobili ricadenti in aree sottoposte a vincoli relativi di vario genere. C’è anche un’opportunità di gettito per le casse comunali.
A sostegno del recepimento del suindicato parere, è stato sottolineato che esso, chiarendo definitivamente la questione, è in grado di mettere un punto al dubbio esegetico che attanaglia gli uffici. In realtà, il parere del Cga resta un caso isolato rispetto alla mole di sentenze del giudice amministrativo, del giudice di legittimità e di quello costituzionale, che si pongono in modo diametralmente opposto. Dello stesso avviso sono anche l’Ufficio Legale della Presidenza della Regione, nonché quello consultivo urbanistico dell’Assessorato regionale “Territorio e ambiente”, i quali sembrano discostarsi dalle conclusioni del Cga. Pertanto, alla luce di tali dicotomie, la questione sembra tutt’altro che chiarita. E’ stato altresì sottolineato dai sostenitori del parere, che la questione afferisce a mera disquisizione di carattere amministrativo, per la quale non è necessaria alcuna ingerenza della politica. In realtà anche questa conclusione non è corretta. Lo stesso Cga, nel parere, sposta la questione sotto il profilo della potestà legislativa, statuendo a chiare lettere che essendo il Legislatore regionale fornito di competenza primaria sulla materia urbanistica, ad esso spetta il potere “di ampliare o restringere le fattispecie in cui voglia rendere possibile il rilascio del titolo edilizio in sanatoria”. Pertanto, dice giustamente Trizzino, se la politica siciliana volesse, ben potrebbe dirimere la vexata quaestio chiarendo una volta e per sempre da che lato vuole porsi: se a tutela dell’ambiente o dello snellimento delle pratiche di condono.