Il centrodestra si ricompatta sulla costituzione di parte civile per la compravendita di senatori. Il presidente: "Nessuna persecuzione. Non è mai successo? Certo, è la prima volta che c'è un processo del genere". Berlusconiani scatenati in Aula tra urla e fischi: "Si dimetta". E pensano a una mozione di censura
Per chi ancora aveva bisogno di conferme, in nome di Berlusconi tutte le destre in Parlamento si ricompattano, da Forza Italia a Casini. Altro che scissioni, “traditori”, fuoco amico, presunti responsabili al governo contro presunti irresponsabili all’opposizione. La decisione del presidente del Senato Piero Grasso di dare il via libera alla costituzione di parte civile del Senato nel processo per la compravendita dei senatori che si aprirà a Napoli mette d’accordo tutti: hanno protestato Forza Italia, Lega Nord, Grandi Autonomie e Libertà, Nuovo Centrodestra e Popolari per l’Italia. La scelta di Grasso era stata compiuta contro il parere dell’ufficio di presidenza: “Un dovere morale” ha detto Grasso. Anche su questo i senatori del centrodestra hanno basato le proprie contestazioni chiedendo ripetutamente che il presidente venisse a riferire in Aula. E lui si è presentato dopo pochi minuti: “Non ho mai avuto fughe da vigliacco” dice. I berlusconiani proprio nel momento dell’ingresso di Grasso nell’aula del Senato ne stavano chiedendo le dimissioni. Molti senatori di Forza Italia hanno formalizzato in Aula che a livello personale non hanno intenzione di costituirsi parte civile (la prima è stata Alessandra Mussolini). Il processo si prescrive nel 2015, ma la parte civile anche in caso di prescrizione ha diritto al risarcimento.
Grasso durante il dibattito è stato difeso da Pd, M5s e Sel, ma il fronte che si avvia a sostenere Berlusconi nei prossimi appuntamenti elettorali – nonostante tutto, condanna per frode fiscale e decadenza da senatore comprese – si allarga. Pierferdinando Casini, all’ennesimo debutto da supporter del Cavaliere, dice: “Da ex presidente della Camera dico che si tratta di una decisione strana – afferma il leader dell’Udc – È una decisione insindacabile ma non indiscutibile.È grave spaccare il Senato o l’organo di presidenza su un giudizio di carattere morale espresso dal presidente”.
Grasso, alla fine del dibattito sul punto aperto da Forza Italia, le spiegazioni le ha date: “Nessun pregiudizio, nessuna persecuzione” verso le persone coinvolte. Il riferimento è a Berlusconi. “Ho deciso di castrare la possibilità che dignità del Senato sia lesa” ha aggiunto e, certo, in precedenza non è mai successo “perché non c’è mai stato un processo simile, con le date delle sedute in cui sono successi i fatti”. “Dopo un lungo travaglio – ha spiegato – io ritenevo rappresentare il Senato come recita l’articolo 8 del nostro regolamento per difenderne la dignità e l’immagine nel momento in cui qualcuno ritiene che il Senato possa essere considerato una parte offesa, lesa”. Ma i berlusconiani starebbero preparando una mozione di censura nei confronti di Grasso.
Forza Italia, Ncd, Lega: tutti uniti contro Grasso
L’apertura della seduta di Palazzo Madama era stata gestita dalla vicepresidente Valeria Fedeli (Pd). All’ordine del giorno, tra l’altro, c’era la discussione del decreto sul finanziamento ai partiti che così è passato per il momento in cavalleria. A chiedere subito la parola infatti è stato il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani che ha chiesto che Grasso venisse a riferire “le ragioni giuridiche della sua scelta e del suo comportamento”. Nel merito, poi, Romani aggiunge: “Non possiamo tacere di fronte alla scelta di far valere una propria opinione, spacciandola per una valutazione morale. Non gli compete e non ci convince. Non ha convinto noi ma neppure il consiglio di presidenza: interpellati uno a uno i membri si sono espressi in modo opposto rispetto alle scelte che il presidente Grasso ha poi assunto. Che senso ha convocare un organismo, farlo esprimere e disattendere le sue valutazioni? E’ questo il compito del presidente del Senato? E’ questa la sua idea di terzietà?”. Alla richiesta di Romani si accoda subito il Nuovo Centrodestra. “Da oggi questa istituzione è diversa, qualcosa di grave è accaduto – dichiara il capogruppo Maurizio Sacconi – Quella terzietà che deve caratterizzare il ruolo del presidente è venuta meno. Credo che il presidente debba dare una risposta alle osservazioni che sono state svolte da coloro che hanno criticato la sua scelta. Al di là degli aspetti formali e al di là anche che non vi sono precedenti simili, è successa una cosa gravissima”. Gli alleati di Berlusconi i mettono tutti in fila: ” Così non rappresenta più i senatori, facendo una scelta politica – dice Massimo Bitonci, capogruppo della Lega Nord – Ha dimostrato che non è imparziale e non garantisce la volontà dell’ufficio di presidenza e della maggioranza, che però gli fa comodo quando c’è da colpire una persona”. “Stamattina mi trovo parte civile in un processo in cui non avrei voluto essere – ha aggiunto Tito Di Maggio di Per l’Italia – Contesto la decisione di Grasso per due motivi: aver confuso la morale con il moralismo e l’Aula del Senato come l’aula di un tribunale”. Il capogruppo di Scelta Civica Gianluca Susta, pur premettendo di “rispettare la decisione di Grasso, che è stata fatta nel pieno esercizio delle proprie funzioni”, sottolinea come sia stato invece a suo modo di vedere sbagliato il richiamo “alla decisione morale. Così – sottolinea Susta – si divide il Parlamento tra morale e immorale” e questo “è inaccettabile”.
E’ una bufera di parole, qualcuna in libertà. Mario Ferrara (capogruppo del Gal) definisce quello di Grasso un “comportato moralmente illecito”, con una “deriva autoritaria”. Un po’ come Micaela Biancofiore che parla di “colpo di Stato” (il quinto, precisa). “E’ una fatwa” dice Daniele Capezzone. “Continua la persecuzione” secondo Mara Carfagna. “Lei trasforma quest’aula in una cancelleria del tribunale” accusa Vincenzo D’Anna (sempre Gal). Altero Matteoli (Forza Italia) arriva a vederci la necessità di una riforma della giustizia: “Siamo ancor più convinti sia urgente che si arrivi ad una profonda riforma della giustizia in cui si preveda, tra l’altro, che non possano candidarsi al Parlamento gli ex magistrati che abbiano lasciato la magistratura da meno di cinque anni”.
Forza Italia e Gal vogliono Grasso. Ma quando parla loro escono…
Forza Italia ha chiesto per tutta la mattina che Grasso intervenisse in Aula, ma a metà del discorso del presidente del Senato Fi e Gal hanno cominciato a fischiare e hanno lasciato l’Aula. Il pretesto è stata una frase che il presidente di Palazzo Madama non è riuscito a finire proprio per il chiasso dei senatori berlusconiani. Stava spiegando infatti che, certo, è la prima volta che il Senato si costituisce parte civile in un processo (come viene contestato dallo stesso Casini), ma “è mai successo che c’è stato un procedimento in cui ci sono senatori… ex senatori, per fortuna, che hanno ammesso…”, stava dicendo Grasso. A quel punto sono partiti i fischi, perché il riferimento era chiaramente a Sergio De Gregorio, ma Forza Italia ha pensato al decaduto Berlusconi. “Ho inteso parlare del senatore De Gregorio, non mi avete fatto finire la frase”, ha spiegato Grasso. Ma i senatori di Forza Italia e Gal sono comunque usciti dall’Aula.
Grasso: “Ma il Senato fa parte dello Stato o no?”
Grasso ha difeso la propria decisione, assicurando di non aver “umiliato il consiglio di presidenza” e ricordando “che non ci sono state votazioni”. Il presidente di Palazzo Madama ha chiarito: “Ma il Senato fa parte dello Stato o no? Sembra che debba procedere solo il presidente del Consiglio. Mi sono rafforzato nella convinzione che la competenza fosse mia. Il Senato ha interesse diretto a seguire quel processo proprio per il rispetto delle regole. Il dovere morale non c’entra, lasciamo da parte la parola morale”. Ad ogni modo, continua, “è stata una scelta super partes, una scelta discrezionale che la funzione che ricopro mi attribuisce. Non ho subito nessuna pressione, ho agito in piena autonomia e indipendenza“. Quindi “nessun pregiudizio, nessuna persecuzione”. “Certo potevo aspettarmi le polemiche – dice Grasso – Le decisioni nella mia vita le ho sempre prese con coraggio e determinazione e mi hanno abituato alle critiche ma mi ha meravigliato il tono così acceso di aggressività su un fatto che a me sembrava un dovere. Lasciamo stare la moralità, non volevo tacciare assolutamente di immorale chi non era d’accordo con me”. Uno degli ultimi passaggi è quasi una sfida: “La costituzione di parte civile si può anche revocare: ci sono gli strumenti, se tutta l’Aula del Senato è d’accordo. Ma io ho preso la mia decisione in totale autonomia“. Grasso si può anche dire forte dei numeri visto che a favore di questa decisione si sono espressi Pd, Cinque Stelle e Sel.
Zanda: “Grasso ha fatto il suo dovere”. Santangelo: “Con Grasso torna di moda l’onestà”
Luigi Zanda, capogruppo democratico, dichiara: “Il presidente rappresenta il Senato – aggiunge – Esistono precedenti di costituzioni del Senato come parti civili nelle quali ha deciso il presidente. Se il tribunale di Napoli interpella il presidente del Senato, dichiarando che esiste una lesione ai danni del Senato, ed io la vedo, e chiede al presidente del Senato nelle sue attribuzioni di esprimersi sulla costituzione come parte civile, che deve fare il presidente del Senato? Ha fatto il suo dovere”. “E’ evidente – aggiunge la capogruppo di Sel Loredana De Petris – che in un processo simile l’istituzione ferita, in questo caso il Senato, debba costituirsi parte civile. Non farlo avrebbe voluto dire piegare ancora una volta il senso delle istituzioni ai calcoli e alle opportunità politiche contingenti”. A sostenere la decisione di Grasso anche il Movimento Cinque Stelle: “Tutto il gruppo è favorevole alla scelta da lei fatta – ha detto il capogruppo Maurizio Santangelo – Finalmente l’istituzione del Senato restituisce dignità ai senatori ed ai cittadini che sono all’esterno. Una parola: onestà ed è quella che tornerà di moda anche nel Senato della Repubblica”. E anche dentro Scelta Civica le posizioni sono più diverse di quanto sembri: “Legittima posizione #Grasso, proceduralmente ineccepibile scelta #Lanzillotta, richiesta FI di dimissioni sbagliata e avanti con le riforme!” scrive su Twitter il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti, vicepresidente del partito fondato da Mario Monti.