A proposito di Europa. Mia figlia ha (quasi) 19 anni, ultimo anno in un liceo romano. Ha scritto una cosa sua, per la scuola. A me sembra di grande attualità, in queste ore. Diciamo che è un pensiero dentro molte notizie delle ultime ore. Eccolo, in francese, nudo e crudo, semplice e bello come tutte le idee chiare:
“J’ai grandi dans un milieu multilingue et multiculturel, grâce à ma double nationalité italo-allemande et cela m’a donné une forte identité européenne, qui définit ma personne et que j’estime ainsi très importante…je crois fermement qu’aujourd’hui l’Europe est une institution essentielle et à laquelle nous ne pouvons pas renoncer même si elle n’est pas complètement réalisée politiquement”.
(“Sono cresciuta in un contesto multilingue e multiculturale, grazie alla mia doppia nazionalità italo-tedesca e ciò mi ha dato una forte identità europea, che definisce la mia persona e che reputo quindi molto importante. Credo fermamente che oggi l’Europa sia un’istituzione essenziale, alla quale non possiamo rinunciare anche se non è ancora completamente realizzata politicamente).
Ora, siccome lei (come me) è iscritta solo a scuola e a nessun’altra identità, se non la sua, legge e si informa e sceglie con la sua testa, avrebbe bisogno di una risposta. Già, perché l’Europa non è ancora una identità politica? Ilaria (così si chiama mia figlia) non frequenta banche né euro-burocrati. E’ una ragazza come tante altre, ma ha almeno questa idea chiara: vuole essere europea, lo è già, nonostante tutto e si chiede perché l’Europa non è già realizzata e non possa essere ancora il suo Paese.
Lei ha scelto, senza alcun condizionamento, di darsi anche il cognome di mia moglie che è tedesca. La sua identità è quella, europea, ma il suo Paese non è un continente unito. Ilaria è una apolide europea.
Credo che abbia una incontenibile voglia di far fuggire il suo cervello verso altri lidi. Non è un caso raro, tra i ragazzi europei. Vuole andare via per curiosità e per confrontarsi, prima ancora che per scapparsene. Non si scappa dal proprio Paese, ci si sta senza confini. Questo è il suo sogno, credo condiviso da molti suoi coetanei.
C’è qualcuno, non euro-incolto, che sia in grado fare un discorso sensato e non volgare (da stadio, insomma da corrente curva politica), per darle anche una speranza che quel suo futuro viaggio e sogno approdi da qualche parte? Mia figlia quest’anno vota; in fondo ci dovrebbe essere qualcuno al quale interessa dare quella risposta.