Da San Pietroburgo a Gerusalemme, da Londra a Parigi in diciannove città del mondo sono state organizzate manifestazioni di attivisti per i diritti Lgbt contro gli sponsor che sostengono le Olimpiadi di Sochi 2014. A Barcellona e in altre città diversi manifestanti si sono riunti sotto il consolato russo, mentre un’azienda scozzese ha prodotto una birra speciale con l’effige di Putin colorata come nelle celebri serigrafie di Warhol e ha spiegato che metà del ricavato delle vendite andrà a sostegno delle organizzazioni di tutela delle comunità Lgbt. In questo clima di proteste globali, non ha potuto esimersi dall’intervenire il segretario dell’Onu Ban Ki-moon che nel suo intervento durante la sessione odierna del Cio (Comitato olimpico internazionale) alla vigilia dell’apertura dei Giochi ha ha ricordato che il principio 6 della Carta olimpica sancisce l’opposizione del Cio a qualsiasi forma di discriminazione e ha esortato il mondo a sollevarsi “contro gli attacchi a lesbiche e gay“.
“Le Olimpiadi dimostrano il potere dello sport di riunire gli individui senza distinzione di età, razza, classe, religione, capacità, sesso, orientamento sessuale o identità di genere – ha detto Ban Ki-moon nel suo intervento odierno – Molti atleti professionisti sono contro i pregiudizi. Noi dobbiamo alzare la nostra voce contro gli attacchi a lesbiche, gay, bisessuali, transgender, ci dobbiamo opporre agli arresti, alle incarcerazioni, alle restrizioni discriminatorie. L’odio di qualsiasi genere non deve avere posto nel 21esimo secolo”. Il discorso del segretario dell’Onu è diretto all’approvazione delle note leggi “contro la propaganda omosessuale” espressamente volute da Putin per accontentare le viscere profonde, religiose, nazionaliste e tradizionaliste del paese. Nell’ultimo anno gli attacchi omofobi in Russia si sono moltiplicati, dal bullismo alla violenza nelle case e nei luoghi pubblici.
Fino all’omicidio di matrice omofoba, come accaduto lo scorso maggio a Volvograd. Inoltre, come denuncia la ong Human Right Watch, i media e le forze dell’ordine spesso si rendono complici di questo clima di intimidazione. “Le autorità russe avrebbero il potere di proteggere le comunità Lgbt, ma ignorano volontariamente queste prerogative – spiega la portavoce di Hrw Tanya Cooper – Girandosi dall’altra parte davanti ai numerosi episodi di violenza omofoba mandano il messaggio sbagliato, ovvero che non c’è nulla di male ad attaccare gay, lesbiche e transessuali”. Per questo motivo domani la cerimonia inaugurale sarà boicottata da diversi capi di stato e primi ministri, come Cameron, Hollande, Merkel. E anche Obama, che al suo posto manderà una delegazione di atleti orgogliosamente omosessuali. Dopo la lettera aperta del mese scorso di 27 premi Nobel, ieri si sono aggiunte all’appello per il boicottaggio dei Giochi anche le Pussy Riot Nadia Tolonnikova e Maria Alyokhina. La prova di forza machista di Vladimir Putin, che attraverso l’organizzazione dei Giochi invernali più costosi della storia vuole imporre la Russia come dominus dei nuovi rapporti di potere, rischia di sgretolarsi davanti alle bandiere arcobaleno.