Se l’ombra di terrorismo, disastro ambientale e violazioni dei diritti umani si allunga su Sochi 2014, almeno sul piano sportivo i Giochi promettono di essere un grande spettacolo: venti giorni di competizioni sul ghiaccio e sulla neve, dalla mattina alla sera. Il gotha delle discipline invernali. In questo show, però, l’Italia rischia di figurare solo da comparsa. Mai come quest’anno la nazionale azzurra si presenta ai nastri di partenza con davvero poche carte da giocare: qualche speranza nello sci alpino, meno nello sci di fondo, le chance migliori nello short track femminile. E poi l’eterno Armin Zoeggeler, a reggere non solo la bandiera ma anche il medagliere. Nelle previsioni della vigilia Sports Illustrated ci assegna sei medaglie, l’Associated Press appena quattro: in entrambi i casi nessuna d’oro. Così fosse, l’Italia farebbe peggio della già fallimentare spedizione di Vancouver 2010 (1 oro, 1 argento, 3 bronzi: prima volta fuori dalla Top Ten dal 1980). I cinque ori di Torino 2006 sembrano davvero lontanissimi.

SCI ALPINO: STAGIONE STORTA – Dallo slalom speciale, a Vancouver, arrivò l’unico oro italiano, grazie a Giuliano Razzoli. Quest’anno, però, la “valanga azzurra” si è inceppata. Rispetto ad altre discipline lo sci alpino sta affrontando serenamente il ricambio generazionale, ma i risultati in Coppa del Mondo non sono arrivati. Una stagione storta ci può stare, peccato cada proprio nell’anno olimpico. Nello sci l’Italia ripone comunque speranze importanti. La prova più attesa è la discesa libera, in calendario domenica mattina: con i vari Dominik Paris (sua l’unica vittoria italiana in Coppa quest’anno), Cristoph Innerhofer, Peter Fill e Werner Heel, la squadra azzurra è complessivamente la più forte in circolazione. La gara veloce, però, è tradizionalmente un terno a lotto; mentre in supergigante le chance appaiono minori. In gigante Roberto Nani e Luca De Aliprandini hanno davanti un futuro luminoso: difficile però accorciare i tempi. Nello slalom speciale, invece, Razzoli ha poche possibilità di difendere il titolo: dopo una stagione da dimenticare dovrebbe partire con un pettorale alto e trovare la pista rovinata. I più continui quest’anno sono stati i veterani Manfred Moelgg (31 anni) e Patrick Thaler (35 anni); la sorpresa potrebbe essere Stefano Gross. Tra le donne, invece, l’unica in grado di andare a podio è forse Elena Fanchini (due terzi posti in discesa ad inizio stagione). Difficile fare previsioni, in definitiva. Ma non dovesse arrivare nemmeno una medaglia sarebbe un fallimento.

SCI DI FONDO: NIENTE RICAMBIO GENERAZIONALE – I tempi gloriosi di Pietro Piller Cottrer e Stefania Belmondo sono finiti. Lo sci di fondo italiano non ha saputo rinnovarsi e adesso le Olimpiadi rischiano di smascherare i limiti della squadra azzurra. Che si affida soprattutto a Federico Pellegrino, giovane, talentuoso e, dettaglio da non sottovalutare, in ottima forma: classe ’90, è campione del mondo under 23 e a gennaio si è piazzato secondo in Tour de Ski. Nello sprint a tecnica libera, martedì 11 febbraio, potrà davvero dire la sua. Purtroppo Pellegrino è forse l’unico azzurro da podio. Vederne altri sarebbe una sorpresa: i nomi più spendibili sono quelli di Roland Clara, Gaia Vuerich e dell’eterno Giorgio Di Centa. A 41 anni (e nonostante un infortunio che ne mette in dubbio le condizioni) proverà per l’ultima volta a riportare sul podio la staffetta azzurra, che tra il 1992 e il 2006 ha sempre vinto una medaglia olimpica.

SHORT TRACK: FONTANA LA STAR – Il volto azzurro a Sochi 2014 potrebbe essere quello di Arianna Fontana. Ancora giovane (classe 1990), ma già veterana: a 23 anni, con alle spalle due bronzi olimpici e una Coppa del mondo di specialità nel 2012, è nel pieno della carriera e può ambire a qualcosa di importante. La sua gara sono i 500 metri (giovedì 13 febbraio), ma punta alla finale anche nel chilometro. Poi, insieme alle altre azzurre, spera di giocarsi una medaglia nella staffetta.

SNOWBOARD, KOSTNER, ZOEGGELER – Le altre discipline a cui l’Italia dovrà guardare con attenzione sono principalmente snowboard, combinata nordica, pattinaggio artistico e slittino. Nello snowboardcross sia Omar Visintin che Michela Moioli hanno potenziali ambizioni da podio, nonostante la concorrenza agguerrita; stesso discorso per Aaron March. Gli azzurri, insomma, non partono favoriti ma possono vestire i panni degli outsider. Ancora più arduo il compito di Alessandro Pittin, che a Vancouver vinse la prima medaglia azzurra della storia in combinata: ripetersi, però, non sarà facile. Capitolo a parte quello del pattinaggio, con Carolina Kostner: l’azzurra, dominatrice assoluta in Europa (con cinque titoli continentali), ai Giochi ha sempre steccato. Nel 2013, però, è tornata a vincere un argento mondiale: chissà che a Sochi non riesca a sfatare la maledizione olimpica. E poi c’è Armin Zoeggeler, che non ha bisogno di presentazioni: a 41 anni andrà a caccia della sua sesta medaglia. Ne ha vinta una in tutte le ultime cinque edizioni dei Giochi: dal bronzo di Lillehammer ’94 a quello di Vancouver 2010; e la speranza, a vent’anni di distanza, che non sia ancora finita. Averlo come portabandiera sarà un onore. Comunque vada.

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