Finalmente la maratona nuziale è finita e Gstaad, piccolo villaggio nelle alpi Svizzere, torna a fare i suoi conti con la crisi che prende a calci nel sedere pure i billionaire, affetti da straccionite miliardaria. E nell’eremo di celebrities, una volta enclave di contadini, non si sta (G)sta(ad) più bene come ai tempi di Gunther Sachs, Liz Taylor e Roger Moore. Ma chissene, e come da iconografia le nozze fra Andrea Casiraghi e Tatiana Santo Domingo sono state da favola. Sotto una nevicata fitta fitta.
Grandi nomi. A parte il clan Casiraghi, Valentino (che ha vestito la sposa), Bianca Brandolini, Margherita Missoni, Eugene Niarchos (testimone della sposa) e qualche socialite incartapecorita, non c’erano! Aggiungiamo se proprio siamo a corto quello di Helcius Pitangy, figlio di Ivo, il numero uno della chirurgia estetia( suo padre ha 90 anni e ancora opera). C’ era ovviamente la bella invi(t)ata speciale Beatrice Borromeo, spiagliata penna de il Fatto Quotidiano e promessa fidanzata di Pierre, fratello dello sposo. “E’ trash o chic fare la spia in famiglia?”, twittava Marialuisa Agnese, apprezzata firma del Corsera. Come abbiamo già scritto, servizio d’ordine in perenne allerta e ingenti misure antipaparazzo, Gstaad era più blindata di un forziere svizzero.
Presenza dimezzata, quella di Charlene, la moglie poco felice di Albert, che si è mostrata solo al party del venerdì sera. Sabato mattina è subito volata a Montecarlo per impegno improrogabile: la partita di rugby della nazionale juniores dei giocatori del SudAfrica (Paese d’origine di Charlene).
Gran marriage in pompa magna. Prima tappa: venerdì al rifugio montanaro dell’Eagli fondue al formaggio e dress code anni ’60, hyppy chic, una fissazione della sposa. Insieme all’invito agli ospiti è stata recapitata una magic box d’emergenza che conteneva, Alka-Seltzer, per eventuali hang over da troppo vino, tappi per le orecchie contro i suoni spacca-timpani e un mouth wash per garantire un alito fresco.
Gran marriage caratterizzato dal rovesciamento dei luoghi comuni: si sono sposati alle 20 e l’antica chiesetta di Rougemont era un incanto, illuminata da giganteschi fari che bucavano l’oscurità. Sembrava uscita da una fiaba dei fratelli Grimm. Il piccolo viottolo di montagna d’accesso alla chiesa era tutto imbiancato e costellato di piccole lanterne bianche. Dentro la chiesa, via le vecchie panche di legno con inginocchiatoio. Troppo ingombranti. Sostituite da sedioline di legno rustico, un mazzetto di bianchi gelsomini legato sul fianco di ogni seduta con un fiocco bianco di raso. Ma il vero spettacolo veniva giù dalle volte in stile romanico della chiesa. Una cascata di orchidee e di tuberose bianche, mentre le colonne di pietra erano rivestite da torchon di boccioli di rose bianche e gelsomini, fatti volare espressamente la mattina da Parigi.
Tatiana in cappa bianca e cappuccio bordata di pelliccia mentre lo stuolo di paggetti e damigelle era vestito Baby Dior. In controtendenza sull’altare, al posto del tradizionale coro quattro schiantose ragazze brasiliane ancheggiavano e gorgheggiavano anzichè musiche sacre le note della samba.
In chiesa non c’era il figlio Sacha battezzato il giorno prima con cerimonia intima. Questa sì che era riservata solo alla famiglia nella chiesetta cattolica di Gstaad. Con tanto di coroncina di fiori al posto del collare c’era invece il fedelissimo bulldog Patsu, il cane-sposo.
Lo spettacolo di fuochi di artificio cominciava, non a fine serata, bensì alle 21 in punto all’entrata della sposa nel Tennis Hall trasformato per l’occasione in una foresta incantata. Dress code: black tie per gli uomini, lungo e sparkling per le signore.
Si apriva il sipario, una tenda di velluto bordeau, su una foresta incantata, fatta di abeti innevati, illuminati di un magico blu artico. Per il dinner, una feijolada di ghiottonerie, si è passato nella seconda sala arredata tipo discoteca degli anni ’80 con tante lucine che piovevano dal soffitto. Sul palcoscenico si sono alternate due orchestre, brasiliana e cubana. I ritmi latini di salse e rumbe hanno scatenato il parterre fino alle 4 del mattino. Si ballava anche nelle gallerie in alto.
E’ mancato con grande stupore degli invitati la torta nuziale, sostituita da un trionfo di millefoglie, meringate, mousse, crepes, bignè, torta di pera e cioccolata, gelati e semifreddi. Da impennata di colesterolo. Domenica mattina: ultima tappa brunch al Hotel Palace. Dalle 14 in poi fino a sfinimento.
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