Lasciate che vi racconti una storia, semplice ma vera. Andrea è un bambino immensamente vispo, ti parla appassionatamente dei suoi giochi, e se gli fai un complimento sorride soddisfatto ma non senza un lieve imbarazzo. Insomma, è l’emblema della sua bell’età. Andrea è anche uno studente di scuola primaria che però non riesce a fare progressi nella lettura, la sua fatica è immensa. Si ferma spesso e si autocorregge di continuo. La prima cosa che si è portati a pensare è che lo faccia apposta. Tutto sommato, nelle altre attività, è anche molto bravo e sveglio, dunque forse non vuole, oppure, più semplicemente è lui che ha deciso di non impegnarsi. I suoi genitori e insegnanti da molto tempo lo aiutano facendolo esercitare con compiti di lettura di brano. Nonostante questi continui esercizi generici e costanti richiami, Andrea non migliora. A questo punto i suoi genitori hanno iniziato a pensare a delle possibili altre cause. In primo luogo si sono ipotizzati problemi di vista o di udito, e, per un certo periodo è anche balenata loro l’idea di un lievissimo ritardo cognitivo. Invece, gli accurati controlli specialistici fanno evincere che Andrea vede e sente molto bene. Non solo, possiede anche un’ottima intelligenza rispetto alla sua età. Il referto degli esperti è però inequivocabile nel segnalare un altro punto, forse il più importante: è presente una Dislessia Evolutiva.
Tecnicamente la Dislessia Evolutiva è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (Dsa), che, pur manifestandosi in soggetti con una intelligenza nella norma e anche maggiore, e in assenza di altre problematiche (sensoriali o socio-culturali), porta il bambino ad una lenta e faticosa lettura, la quale può essere spesso correlata anche da molti errori. Come dicevamo, Andrea dagli occhi vispi è dislessico, è intelligente, e non lo fa apposta a leggere così lentamente. Sono 3 gli aiuti che abbiamo predisposto per questo nostro piccolo studente:
Scuola. Nei casi di Dsa le normative Miur parlano del Pdp (Piano Didattico Personalizzato). Questo è un documento in cui si indicano le modalità dispensative e gli strumenti compensativi da utilizzare in classe. Per Andrea, vista la sua caratteristica di studente dislessico, tra le tante cose, si è deciso di:
non farlo leggere ad alta voce come primo lettore di un testo, ma informarlo qualche giorno prima di quale sarà il brano che dovrà affrontare, oppure di farlo leggere solo dopo che abbia ascoltato almeno due volte il testo già letto da altre persone. Durante la lettura può utilizzare il segna riga, così da non perdere continuamente il segno mentre, come dice lui, “le letterine ballano”. In fin dei conti quello che importa è la comprensione di ciò che si legge, al di là di quale sia il metodo utilizzato.
nelle prove scritte, così come per i compiti per casa, non deve terminare o consegnare per forza entro l’orario o il giorno stabilito. Può invece usufruire di circa 20 min. in più ogni ora, oppure concordare con il docente il carico di lavoro da consegnare per quanto riguarda i compiti da fare a casa.
nell’esposizione orale acconsentiamo l’uso di semplici mappe concettuali durante l’interrogazione.
Casa. Vista la fatica nella lettura, e dunque nel comprendere quasi nulla di ciò che egli stesso leggeva, si arrivava la sera con la metà dei compiti ancora da terminare. I rimproveri e le punizioni erano purtroppo all’ordine del giorno, e dunque anche la stessa serenità in casa. Adesso si ottimizza lo studio in un massimo di 2 ore totali tra pause brevi ma frequenti. La madre legge per lui, così Andrea è in grado di comprende subito il contenuto dei compiti da svolgere. Insieme elaborano delle importantissime mappe concettuali che vengono stampate e usate a scuola durante l’interrogazione orale.
Potenziamento. Circa due volte a settimana Andrea lavora con dei software e schede didattiche per migliorare la sua abilità di lettura. Non si ha l’obiettivo di farlo leggere velocemente come gli altri, ma si punta ad ogni possibile margine di miglioramento che potrebbe avere un ragazzino con Dsa. Il tipo di dislessia di Andrea si manifesta con delle fortissime difficoltà a livello di lettura sillabica. Visto che ogni parola è composta da sillabe, il software che usa Andrea lo aiuta a riconoscere correttamente e velocemente un piccolo gruppo di sillabe alla volta, così, a lungo andare, si migliora la lettura delle parole stesse. Questo esercizio fonologico è svolto similmente a qualsiasi altro esercizio fisico: per poco tempo il pomeriggio, ma con costante frequenza settimanale.
Come notiamo, per ogni attività da cui Andrea è dispensato ne corrispondono altre che però i suoi compagni di classe non devono necessariamente eseguire. Ne sono un esempio le mappe concettuali e i momenti di potenziamento. Quindi un piano personalizzato come quello di Andrea non implica meno studio (anzi!), ma significa che va garantito agli studenti con dislessia un efficace ma diverso modo di apprendere.
La nostra storia volge al termine con il supporto più importante, senza il quale i tre aiuti precedenti rischierebbero di essere vanificati: capire la dislessia. Oggi, sia i genitori che gli insegnanti del piccolo Andrea, riconosco a pieno le sue difficoltà di lettura come causa della caratteristica di apprendimento e non come l’effetto di una semplice svogliatezza. Infatti, nonostante la dislessia rappresenti il disturbo più conosciuto tra tutti i Dsa, ciò anche grazie alla Legge 170/10 che tutela questi nostri ragazzini, uno dei problemi più grandi per molti studenti, genitori ed insegnanti è proprio quello di informare su quali siano le concrete caratteristiche di tutti i Disturbi Specifici di Apprendimento e che cosa sia necessario fare per garantirne il successo scolastico.
Saranno molti i consigli da proporre, le strategie e le vicende da raccontare in questo blog al fine di supportare il benessere scolastico dei nostri ragazzi, dei genitori e degli insegnanti; ma, al momento, questa è la storia di Andrea che è molto felice che l’abbiate letta insieme a lui.