Parola di Katsuto Momii, nuovo direttore della radiotelevisione di stato Nhk. Sigla in Italia pressoché sconosciuta, ma che con il suo fatturato di oltre 5 miliardi di euro rappresenta il secondo colosso radiotelevisivo pubblico del mondo, subito dopo la Bbc. L’opposizione ha chiesto e ottenuto che il manager si presentasse in Parlamento per un’audizione
“Se il governo dice di andare a destra, mica possiamo andare a sinistra… e se dice che le cose stanno in un certo modo, non possiamo sostenere il contrario…mi sembra logico, come servizio pubblico, seguire le indicazioni del governo”. Parola di Katsuto Momii, nuovo direttore della radiotelevisione di stato.
E poi dicono che i giapponesi girano intorno ai problemi, non parlano mai chiaro. Più chiaro di così. Neanche la Ra ammetteva di prendere ordini dal governo. Li prendeva e li eseguiva, ma spacciandoli per informazione corretta e obiettiva. Questo Momii invece non ha peli sulla lingua: alla sua prima uscita pubblica ha fatto subito capire come intende guidare la NHK. Sigla in Italia pressoché sconosciuta, ma che con il suo fatturato di oltre 5 miliardi di euro rappresenta il secondo colosso radiotelevisivo pubblico del mondo, subito dopo la Bbc. Modello al quale – ahimè senza riuscirci – si ispira da sempre. Niente pubblicità, finanziamento pubblico attraverso un canone obbligatorio (ma contro l’eventuale evasione del quale non esistono sanzioni), grande professionalità, qualità della produzione e abbondanza di risorse. Ci sarebbe poi la questione della neutralità, dell’imparzialità, del diritto dovere, legislativamente sancito di riportare le notizie “without fear or favour” (senza paura e senza favoritismi) come dicono – e quasi sempre fanno – alla Bbc.
Ma qui la NHK comincia a perdere colpi. La Bbc si allontana e perfino la Rai, con la sua lottizzazione, diventa un esempio di pluralismo. “Le donne di ristoro? È ora di finirla con questa storia. Erano consenzienti e comuqnue sono state pagate e risarcite. E poi sono cose che hanno fatto tutti, durante la guerra, anche francesi e tedeschi”. Le isole Senkaku? “È ovvio che sono giapponesi. Basterebbe cambiare i libri di testo e cominciare ad insegnare la storia vera ai nostri ragazzi, e questi dubbi non ci sarebbero più”. Le ha sparate talmente grosse, il signor Momii, che l’opposizione ha chiesto e ottenuto che si presentasse in Parlamento, per un’audizione. Lui ci è andato e si è scusato per aver “forse” esagerato nell’esprimere le sue opinioni. “Che tuttavia coincidono con quelle del governo – ha ribattuto – per cui non vedo dove sia il problema. È sbagliato essere d’accordo con il governo”.
Non è mica l’unico, questo ex dirigente dell’Impero Mitsui (suo nonno era compagno d’armi del nonno del premier Abe, durante l’occupazione della Manciuria) a dare i numeri. C’è di peggio. Come la signora Michiko Hasegawa, nota scrittrice e storica revisionista. Anche lei fa parte dei 12 “saggi” che Abe ha selezionato e imposto al Parlamento per sostituire il consiglio di amministrazione, caduto lo scorso dicembre. Anche lei ha inaugurato il suo mandato con un discorso da brividi. “Si è trattato di un gesto di grande coraggio e generosità. Un gesto che ha restituito dignità divina al nostro amato imperatore”. Dignità divina? Come. Settanta anni dopo la storica rinuncia? Proprio cosi. La signora Hasegawa, che il premier Abe pare avesse preso in considerazione per il ministero della Pubblica istruzione, ha elogiato il gesto di un giovane squinternato, tale Shusuke Nomura, che nel 1993 decise di emulare il famoso scrittore Mishima togliendosi la vita nella hall del quotidiano Asahi, reo di aver ridicolizzato in un suo editoriale, il movimento nazionalista in cui militava. Un gesto plateale drammatico quanto inutile, che i media a malapena riportarono all’epoca e che oggi pochi ricordano. Ma che nelle parole – e forse convinzioni – della signora Hasegawa, “fecero tonare Dio l’Imperatore”.
“Sì, perché un essere umano può offrire la sua vita solo a Dio, ed avendola quel ragazzo offerta all’Imperatore – continua la scrittrice – ne riconosceva il carattere divino”. Cose senza senso, ma anche cose pericolose, in un momento in cui Shinzo Abe sta cercando di allontanare l’attenzione dell’opinione pubblica dal sempre più evidente fallimento dell’Abeniomics soffiando sul revanscismo e sul revisionismo storico. “Nel Regno Unito dichiarazioni del genere avrebbero provocato le dimissioni immediate dell’intero consiglio di amministrazione – sostiene David Mc Neill, corrispondente dell’Irish Times – qui invece nessuno sembra preoccuparsene. Oramai dichiarazioni del genere sono all’ordine del giorno e nessuno coglie la pericolosità di questo ritorno della retorica nazionalista”. Qualcuno sì. Come Morihiro Hosokawa, ex premier e ora candidato governatore di Tokyo, alle elezioni che si terranno domenica prossima. “Bisogna arrestare questa deriva nazionalista. Non possiamo rischiare che il nostro paese, il nostro popolo venga di nuovo trascinato in una tragica avventura. Il rischio c’è, guai a sottovalutarlo”.