‘#CoglioneNo’: questo il titolo della campagna video lanciata dal collettivo Zero a difesa dei diritti dei creativi freelance. Quante volte è capitato a un creativo (ma non solo, perché credo questo accada regolarmente ad ogni giovane che cerchi di inserirsi in un qualsivoglia contesto lavorativo, che si tratti di un’attività creativa o meno) di doversi prestare a lavorare gratis pur di avere visibilità o semplicemente sentirsi vivi e vedersi riconosciute le proprie (talvolta, è da dire, supposte) capacità? Quante volte (ed è peggio) ci è capitato di lavorare dietro promessa di un compenso che alla fine – a lavoro presentato – non viene corrisposto dal committente (da qui in avanti indicato come ‘ladro’)? A me è successo, nel mio piccolo, per una rivista blasonata di cui non farò nemmeno il nome perché tanto il mercato farà giustizia della loro incapacità editoriale, i lettori faranno scempio della loro mancanza di idee e io andrò a ballare davanti alle loro serrande abbassate per fallimento (l’ho presa bene). Forse la riflessione più giusta e amara possiamo farla con le parole di Guccini che in Keaton cantava: ‘E poi dobbiamo farne di mestieri noi che viviamo della nostra fantasia‘.
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