Diritti

Letta a Sochi? E’ colpa anche del movimento Lgbt italiano

La presenza di Enrico Letta alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali di Sochi, in Russia, è innanzitutto una sconfitta per l’intero Paese. Ma è anche una sconfitta, cosa affatto trascurabile, per il movimento Lgbt italiano.

Mentre negli altri paesi occidentali il movimento gay è riuscito a fare lobby, a essere trasversale, a trasformarsi in un gruppo di pressione organizzato ed efficace, dalle nostre parti ha preferito coltivare il proprio orticello, trincerandosi dietro posizioni ideologiche o, ancora peggio, prettamente commerciali.

Il quadro sociale e politico nel quale si è trovato a operare, va detto, è forse il peggiore di tutto il mondo occidentale, ma questo non può rappresentare un alibi per chi, negli ultimi trent’anni, si è preoccupato più di organizzare belle serate in discoteca che di incidere sulle decisioni della politica e sulle inclinazioni dell’opinione pubblica.

Un altro danno forse irreparabile provocato dal movimento Lgbt in Italia è la creazione di uno steccato ideologico che ha frenato ogni tentativo trasversale, step imprescindibile per raggiungere risultati concreti in tema di diritti civili. Il fatto che lo statuto di alcune importanti associazioni gay faccia direttamente riferimento a posizioni di sinistra, se non di estrema sinistra, è la dimostrazione che siamo rimasti alla Guerra Fredda persino su questo genere di tematiche. Come se la sinistra di qualche decennio fa fosse amica dei gay o si fosse spesa anche solo in minima parte per la conquista dei loro diritti civili.

Ecco, allora, che il viaggio del nostro primo ministro a Sochi, a baciare la pantofola dell’omofobo Putin, diventa diretta conseguenza di decenni di politiche sbagliate, di prese di posizione sterili, di chiusura ideologica nei confronti del resto della società italiana. Se la maggiorana degli italiani non ti capisce, non riesce a cambiare opinione, non conosce la realtà del mondo Lgbt, la colpa sarà anche tua che non sei stato in grado di comunicare o vogliamo continuare a prendercela sempre e solo con la Chiesa e la politica?

Se alle rivendicazioni politiche hai preferito la trasformazione di Muccassassina in un evento cool della movida romana, non è il caso di fare un minimo di autocritica?

Se il GayVillage è diventato una macchina di soldi piuttosto che un luogo di sano “proselitismo” sulle tematiche che stanno più a cuore ai gay e alle lesbiche, non è il caso di fermarsi a riflettere e ripartire da zero?

Non è soltanto la politica ad aver bisogno di essere rottamata in toto. Il movimento Lgbt vive ancora di guerre intestine per conservare antiche rendite di posizione ed è incastrato da tempo immemore nelle secche paludose della chiusura ideologica.

Prendersela con il pavido e ipocrita Letta, dunque, è cosa buona e giusta. Ma se approfittassimo del polverone olimpico per ripensare l’organizzazione e i metodi dell’intero movimento, non faremmo nemmeno una lira di danno. Al contrario: visto che non riusciamo a traghettare la politica e la società italiane nella modernità, potremmo almeno riuscirci con il movimento per i diritti agli omosessuali. Sarebbe un primo passo importante e necessario.